Milano Zona 6

Al Jambellico con la Generazione 2

Questa mattina sono stata al Jambellico, il festival interculturale dei Giardini di via Odazio che si svolge dal 20 al 21 giugno. Jambellico un’azzeccatissima sintesi tra tre elementi: c’è il fattore contaminazione (jam come jam session, jam come marmellata), il nome dello storico quartiere milanese, la citazione dell’ombelico del mondo di Jovanotti.  Ed è una parola che, non so perché, mi mette allegria.
Poi conosco un po’ delle persone che ne sono coinvolte a vario titolo (l’associazione Connecting Cultures di out of fashion, i ragazzi della libreria Gogol&Company   di cui vi ho parlato qualche giorno fa) ed ero curiosa di vedere come buttava. Quindi ho preso il tram 14 e, dopo qualche fermata, da Piazza Napoli sono scesa in Via Odazio.
Confesso che non ero mai stata da quelle parti. Il quartiere Lorenteggio è nella Zona 6, a poche centinaia di metri dalla via dove abito, ma è davvero lontano dal distretto Savona-Tortona, beneficiato dalla gentrification degli ultimi anni. Al Lorenteggio la gentrification non è ancora arrivata; il quartiere è rimasto popolare e periferico ed è ad alta densità immigratoria. In un’estrema sintesi: i Giardini di Via Odazio non sono quelli di Solari, dove bastano tre bancarelle colorate per creare un evento “carino”.  Qui la “location”,  non è così facile. Le dimensioni dei giardini sono ridotte, l’erba è parecchio spelacchiata e sull’acqua della fontana galleggia della schiuma.

Però l’età delle persone che girano è più bassa che nei quartieri borghesi della città. Però ci sono tanti giovani tra i volontari delle associazioni che lavorano per Jambellico. Però la Biblioteca, che con i giardini e il Mercato rappresentano i tre poli aggregativi del Festival, è accogliente e luminosa.

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E’ qui che questa mattina, assistendo alla tavola rotonda in programma (Dal dire al fare. Verso la cittadinanza attiva: le 2G si raccontano) ho incontrato la Generazione 2.  Non sapevo che si definissero così i  giovani i figli di immigrati che sono nati o cresciuti in Italia. Quelli che da bambini hanno frequentano gli asili con i nostri figli,  che hanno studiato nelle nostre scuole, che sono diventati giovani uomini e giovani donne nel nostro paese, vivendo e assimilando la nostra cultura.  E che quindi – a vario titolo – sono italiani. Oggi alcuni di loro erano al Jambellico per portare la loro testimonianza di integrazione.
Ho conosciuto quindi Zeina Ayache e Sumila Jayasekara, lei di origine libanese, lui singalese, che sono impegnati nella redazione del sito Yallaitalia.it.  Zeina oltre a lavorare come project manager per Yalla, conduce la rubrica Generazione Pop di Radio Popolare. E’ bella, intelligente, molto concreta. Il padre è ateo, la madre cristiana. Racconta che la sua provenienza è stata da lei interpretata come un valore aggiunto. “La mia famiglia mi ha sempre favorito nella socialità con i miei coetanei, soprattutto nell’adolescenza. La mia cultura libanese mi ha favorito anche nel lavoro, con l’impegno per Yalla, un sito che si rivolge proprio alla seconda generazione di emigranti e che dà lavoro a oltre 30 giornalisti”. Zeina che è nata a Genova e vive a Milano, ha da sempre la cittadinanza italiana. Se ha nostalgia di qualcosa, spiega nel profilo su Yallaitalia, è per la focaccia.
Per Sumila invece diventare italiano è stata una conquista di cui va molto fiero, al punto che il 25 aprile, per festeggiare il giorno della Liberazione, è sceso in piazza portando al collo la bandiera tricolore che gli è stata consegnata quando ha ottenuto la nostra cittadinanza . “Non è stata la cerimonia solenne che mi aspettavo – ha detto con un sorriso – ma con i tagli alla spesa anche sui commessi del Comune, adesso tutto avviene in maniera sbrigativa”. Con quella pratica Sumila, che era nato in Italia ma ha trascorso due anni della sua infanzia in Sri Lanka, ha messo alle spalle l’incubo delle giornate e nottate di coda davanti alla questura di Milano per il permesso di soggiorno. Ed ha affrontato i suoi doveri di cittadino con grande orgoglio: “Uno dei giorni più importanti della mia vita è stato quando sono andato a votare per le elezioni politiche lo scorso anno. Tornare nelle mia vecchia scuola dove avevo tanti ricordi e fare un gesto che sentivo avrebbe avuto un peso per il mio futuro, è stato fortissimo: la chiusura di un cerchio”.
Poi è stata la volta di Angela Avila, di origine peruviane, in Italia dall’età di due anni, che sta attendendo la conclusione della pratica di cittadinanza. Laureata in scienze della comunicazione, coordinatrice del Forum della città del Mondo ad Expo, ci porta l’esperienza di una donna in bilico tra due culture, quella sudamericana e quella italiana, che rappresentano un presente non sempre facile ma molto ricco. A metà tra l’influenza della madre che, orgogliosa degli studi della figlia, la vorrebbe impiegata in un contesto diplomatico in Perù e l’attaccamento alla sua quotidianità della sua vita in Italia, dove ha un lavoro e un fidanzato.
E poi ancora Consuelo Hernandez, intellettuale venezuelana, coordinatrice del Tavolo comunicazione ed Eventi Culturali del Forum Città del Mondo. Sposata con un musicista cubano e madre di una bambina di pochi mesi. Tutti membri della sua famiglia hanno la tripla cittadinanza.  Una vita vissuta nel segno della mescolanza, spaziando tra tanti linguaggi. “Con quale lingua parlerò a mia figlia? Italiano o castigliano?”, ci domanda con un sorriso Consuelo prima di salutarci, seguita dal marito con il passeggino.
Ecco,  si è sorriso molto oggi alla tavola rotonda del Jambellico.  Il messaggio che i ragazzi della Seconda Generazione mi hanno trasmesso è stato di grande positività. Sappiamo tutti che ci sono anche tanti problemi legati al fenomeno dell’immigrazione. Che l’integrazione – non solo etnica ma culturale – non è facile e che non deve essere data per scontata. Ma oggi è un percorso possibile che  può arricchirci tutti.
Tra gli appunti che mi sono segnata sul taccuino questa mattina,  leggo sparsi sui fogli:  ‘Svegli’,  ‘Pimpanti’, ‘Colti’,  ‘Mi piacciono!’ e infine: ‘HO IMPARATO!’’.
Ecco, ho fatto proprio bene oggi a prendere il 14 e a fermarmi in via Odazio per il Jambellico.

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