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18-24 aprile: è Fashion Revolution Week

Fashion Revolution Week

Ha preso ieri il via a Milano Fashion Revolution Week, la campagna internazionale di sensibilizzazione dedicata alla moda consapevole che dal 18 al 24 aprile viene promossa in 83 paesi nel mondo. Fashion Revolution è un movimento che si è formato  dopo la tragedia del Rana Plaza in Bangladesh nel 2013 quando,per il crollo di una palazzina che impiegava laboratori di confezione tessile il 24 aprile morirono 1134 persone, per la maggior parte donne.
La stilista Marina Spadafora, coordinatrice del Fashion Revolution Day in Italia, ha lanciato la campagna nel nostro paese con un evento che si è svolto in Piazza San Fedele a Milano dove l’attrice e autrice Tiziana Di Masi ha tenuto la performance  teatrale “Tutto quello che sto per dirvi è falso”, un testo di denuncia sulla contraffazione, una pratica diffusissima nel nostro paese che genera illegalità, sfruttamento, perdita di posti di lavoro oltre ai danni generati dalla presenza di sostanze tossiche nei prodotti realizzati senza controllo.

Fashion Revolution Week

La performance di Tiziana Di Masi

All’appello della Spadafora, oltre ad Auteurs du Monde, la linea di moda etica di Altromercato disegnata dalla stilista, hanno aderito anche altre realtà impegnate in prima fila come produttori e attivisti di moda etica: il brand di moda di alta gamma Cangiari che lavora nella Locride su terreni confiscati all’andragheta, Orange Fiber – startup innovativa che ha realizzato una fibra ricavata dagli scarti delle arance – e la progettista Denise Bonapace che ha presentato Label, un abito alto tre metri realizzato con 1.100 etichette, l’elemento di scarto per antonomasia, escluso anche dal processo di rigenerazione degli abiti e dei tessuti.
Fashion Revolution è una campagna di sensibilizzazione che consiste nel porre a tutti una semplice domanda:  “Chi ha fatto i miei vestiti?”. Per rispondere basta indossare gli abiti al contrario, con l’etichetta bene in vista, fotografarsi e condividere le foto attraverso i social media (Facebook, Twitter, Instagram) con l’hashtag #WhoMadeMyClothes, taggando i grandi marchi della moda e condividendo le loro risposte.

Fashion Revolution Week

LABEL, l’abito installazione di Denise Bonapace

Nata in Gran Bretagna da un’idea di Carry Somers e Orsola De Castro, pioniere del fair trade, ha coinvolto lo scorso anno milioni di persone che si sono fatte fotografare con il cartello scaricabile a questo link.
Quest’anno la campagna riprende con rinnovato vigore perché, anche se i grandi marchi della moda sono ormai avviati a un sempre più rigoroso controllo della filiera produttiva, lo sfruttamento della mano d’opera a bassissimo costo e a condizioni di lavoro al di sotto dei minimi standard di accettabilità rimane una realtà molto diffusa.
Sono un’operatrice del settore da sempre e vi posso assicurare che I ricavi e gli utili nel mondo della moda posso essere pazzeschi – ha dichiarato Marina Spadafora nella sua introduzione a Fashion Revolution Day -. Chiediamo solo che i lavoratori siano pagati il giusto, niente più”.  Sembrerebbe semplice, ma per fare passare il messaggio serve una rivoluzione.

Fashion Revolution Week
Web: www.fashionrevolution.org
Facebook: www.facebook.com/Fashionrevolutionitalia
Twitter: @Fash_Rev_Italia
#FashRev #whomademyclothes

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