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Beatrice che balla sull’acqua 

Beatrice balla sull'acqua

La danza di Beatrice sui riflessi dell’acqua. L’abito rosso che ne accompagna movimenti, le lunghe braccia che accarezzano l’aria con la punta delle dita. Non c’è musica. Beatrice danza nel silenzio, sulle note di una colonna sonora che ode solo lei, al ritmo di un metronomo che batte nella sua mente secondo una scansione che ormai le appartiene per sempre. Si muove con un’energia leggera, inarca la schiena, tende gambe e braccia verso il cielo, lo sguardo fisso in un punto invisibile, le labbra appena socchiuse in un’espressione di pura felicità. Noi la guardiamo un po’ stupiti, rapiti dall’incanto di quella scena imprevista e magica, una ballerina di danza classica che a piedi nudi balla da sola su una pedana di legno nel silenzio di un parco alla periferia di Milano.
Ho conosciuto Beatrice Mazzola durante la realizzazione del video di Natasha Van Kleef Calandrino per la sua linea NVK Daydoll al quale ho collaborato. Abbiamo lavorato due giorni insieme, in un gruppo che si è subito affiatato intorno all’idea di una moda che segue tutte le fasi della vita di una donna, vestendone anche i sogni.


Beatrice li ha interpretati con una grazia ma soprattutto con una professionalità che ci ha conquistati. Durante i nostri incontri ho saputo che è una ballerina di danza classica diplomata all’accademia del Teatro della Scala. Ha 27 anni ed è a Milano da quasi 17. Ha lasciato la Sicilia e Valderice, dove è nata, al termine delle elementari per partecipare alle selezioni dell’Accademia e da allora non è più tornata. La danza è stata una vocazione molto precoce che l’ha portata ad iscriversi, a soli tre anni e mezzo, alla Classic Ballet School di Trapani.

Beatrice balla sull'acqua

A quattro anni, sognando già il palcoscenico

Dopo sette anni, al termine delle scuole elementari, la maestra Sandra Giorgetti la incoraggia a partecipare con una compagnia di corso alle selezioni per l’ingresso all’Accademia del Teatro della Scala. Non si tratta di una scelta facile, ma Beatrice l’affronta con naturalezza. Gli anni alla scuola di danza sono stati felici, ha partecipato con gioia a tutte le attività della scuola di ballo, è entusiasta all’idea di continuare l’esperienza a un livello così alto. Beatrice è una bambina ma ha già scoperto che la danza è il suo mezzo d’espressione.

“Quello della danza è un linguaggio muto
che non richiede parole.
E io fin da piccola ho amato l’ascolto”

Le selezioni a Milano sono molto dure, partecipano 700 candidati e ne vengono ammessi solo 20. Tra questi Beatrice e la sua compagna di corso a Trapani, Silvia. “Bisogna superare tre provini – spiega -. Il primo lo sostenemmo ad aprile, ancora durante l’anno scolastico. Una selezione prettamente fisica, con noi bambine e bambini in mutandine e pettorina con il nostro numero. Superata questa prima scrematura, c’è l’esame con il medico ortopedico della Scuola che valuta nei dettagli la struttura di ognuno: la condizione della schiena, il collo del piede, lunghezza degli arti etc. infine c’è il Mese di Prova che si svolge per tutto settembre, all’interno dell’Accademia, simulando una frequenza regolare. Ricordo che avevo la sensazione di stare sotto una lente di ingrandimento. Eravamo osservati in ogni nostro comportamento, non solo per l’attitudine al ballo ma anche per capacità di stare in gruppo e la propensione alla disciplina. La scelta definitiva viene comunicata al termine dell’ultima lezione dalla commissione degli insegnanti”.

Beatrice balla sull'acqua
In quel mese di prova Beatrice e l’amica trovarono alloggio in un  collegio di suore assistite a turno dalle mamme. Una volta accettate, venne il momento delle scelte importanti: “Dovemmo lasciare casa e trasferirci, da piccole, in un’altra città. Io ero un po’ frastornata ma anche emozionata dall’idea del cambiamento. Per un anno abitammo insieme in un appartamento, seguite da una signora che ci faceva da baby sitter. L’anno successivo mia madre, che si era separata da mio padre, venne a Milano con mia sorella. Lasciò la professione di architetto per insegnare materie tecniche nelle scuole della città. Mi è rimasta accanto fino al termine dell’Accademia, poi è tornata a casa con mia sorella”.
Beatrice racconta gli otto anni trascorsi all’Accademia come un’esperienza totalizzante: “Dopo la frequenza della scuola media della Scala, ho scelto il liceo classico. Gli altri allievi di solito frequentano il liceo linguistico interno alla Scala. Ma non era parificato e non me la sentivo di dare tutti gli anni gli esami. Mi sono iscritta al liceo civico serale che si trovava nello stesso stabile”.

Beatrice balla sull'acqua
Durante il liceo Beatrice ha vissuto come un soldatino: dalle 9 alle 16.0 in Accademia e poi dalle 18.30 alle 22.45 a scuola. “Studiavo durante il weekend, saltando spesso le lezioni del sabato per mettermi in pari”. Alla fine Beatrice si diploma al liceo con 80/100. “Ho scoperto Milano dopo la maturità”, ricorda. Gli anni in Accademia sono stati impegnativi ma bellissimi, con la partecipazione a tanti spettacoli, anche in trasferta, con le stelle della danza: “Ho ricevuto la mia prima paga a undici anni con l’Excelsior a Torino. E poi sono stata tra le fatine dell’Oberon interpretato da Roberto Bolle e in tanti altri spettacoli, difficile ricordarli tutti”. Per rimanere all’Accademia gli allievi sono comunque sottoposti ad esami annuali: quando nel 2008 Beatrice ottiene il diploma, delle 20 ragazze – poi diventate 15 – iniziali, ne sono rimaste 6. Gli uomini, più numerosi, dieci.

Beatrice balla sull'acqua

Foto di Franco Covi, autore anche dell’immagine di apertura

Per accedere al corpo di ballo della Scala bisogna sostenere nuovi esami. Uscita dall’Accademia tuttavia Beatrice ha bisogno di una pausa. “Avevo desiderio di normalità, di esercitare la curiosità che mi aveva spinto a frequentare il liceo classico, di uscire dalla campana di vetro. Per otto anni, ogni giorno, mi ero sottoposta a una disciplina durissima, a un costante autocontrollo, al confronto con lo specchio alla ricerca della perfezione. Ero esausta”. Non a caso il primo gesto una volta ottenuto la maturità, è stato quello di tagliarsi i capelli cortissimi. Dopo un anno trascorso facendo audizioni, collaborando con coreografi in spettacoli di danza contemporanea e sperimentando così il mondo del lavoro, Beatrice ha provato l’esame di ammissione al corpo di ballo della Scala, ma non ce l’ha fatta. “La frequentazione all’Accademia non dà nessun vantaggio – spiega – e la selezione, durissima, è aperta a tutto il mondo”.
La delusione non ha però intaccato la passione per il suo lavoro, per la danza che Beatrice vive come un’espressione artistica.  Sono continuate le partecipazioni a spettacoli in Italia, in Germania, in Polonia, la collaborazione con giovani coreografi della Scala come Marco Messina, Gianluca Schiavoni e Francesco Ventriglia, con Claudia Castellucci (direttrice della compagnia Societas Raffaello Sanzio), con Luca Rapis della compagnia One Thousand Dance. Da tempo inoltre Beatrice collabora con l’artista Simona Atzori, ballerina e pittrice nata senza gli arti superiori, in tanti spettacoli che la compagnia SimonArte Dance Company porta in giro per l’Italia.

Beatrice balla sull'acqua

Con l’artista Simona Atzori

Poi c’è l’insegnamento della danza e le lezioni di pilates da freelance presso studi professionali e showroom milanesi oltre all’attività – sporadica però – di modella che l’ha portata al nostro incontro.
Il mondo dello spettacolo e della cultura non è un ambiente facile ma Beatrice ci si muove con disinvoltura e ottimismo. “Tra dieci anni non so dove mi troverò, magari a Milano, una città che amo, ma magari anche in un’altra città. Mi piace molto anche insegnare, trasmettere la consapevolezza e la gioia di lavorare con il proprio corpo. Il mio più grande desiderio è non perdere la passione in quello che faccio, perché è una fortuna fare della passione il proprio lavoro”.

Beatrice balla sull'acqua
Mentre la guardo, così bella e solare, mi rendo conto di non averle chiesto niente sulla sua vita sentimentale: “Sì certo, ho avuto qualche storia importante, ma nel mondo della danza classica, come puoi immaginare, non è proprio scontato trovare un compagno, anche se è più facile nel ballo contemporaneo – scherza -…  e poi io non sono una persona dai gusti facili. Se scelgo una persona, significa che ha un posto importante nella mia vita. Però sì, diciamo che tra dieci anni, insieme alla passione per la danza, conto di vivere anche l’amore per la famiglia”. Da qualche parte, a Milano o in giro per il mondo, c’è un uomo fortunato.

 

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