La prima volta che ho sentito parlare di fibre di latte è stata in occasione della presentazione della collezione di abiti da sposa di Simone Marullli a Expo: capi splendidi, realizzati con tessuti derivati dalla lavorazione della caseina, uno degli esempi più avanzati nel campo della ricerca tessile. Gli abiti di Maruli erano belli da vedere, da toccare e anche da annusare: candidi di una luce naturale, morbidi al tatto, emanavano un indefinibile ma piacevolissimo profumo di pulito. Non solo: nella sua appassionata descrizione degli abiti e della ricerca sui tessuti, lo stilista ci decantava le proprietà antibatteriche e idratanti degli aminoacidi del latte le cui applicazioni sono indicate per pelli soggette ad allergie o particolarmente delicate come quelle dei bambini.
Un tessuto molto speciale quindi, ottenuto da scarti alimentari e senza coltivazioni invasive e che, abbinato ad altri filati naturali, si rivela molto versatile. Marulli lo ha scoperto grazie alla partnership con DueDilatte, un’azienda toscana nata tre anni fa dall’intraprendenza di Antonella Bellina ed Elisa Volpi, due giovani imprenditrici con la volontà di creare qualcosa di inedito, bello e innovativo nel campo della moda. E cioè delle collezioni dal design originale, realizzate con materiali naturali e insieme altamente tecnologici come i tessuti di latte.
Le ho volute conoscere dopo l’evento di Marulli a Expo ed ho scoperto il progetto di una moda squisitamente made in Italy, anzi, made in Tuscany, perché proprio intorno a Pisa (dove ha sede legale l’azienda) e a Pontedera Antonella ed Elisa hanno trovato i fornitori capaci di tessere un materiale così particolare come il filato di latte, dotati di macchinari ma soprattutto di competenze specifiche.“Si lavora alla vecchia maniera – racconta Elisa – interloquendo direttamente con i titolari, verificando insieme la qualità del prodotto, con pochi scambi di mail ma con tante strette di mano. Più che fornitori li consideriamo partner del nostro progetto e del nostro modello di business. La nostra è davvero una moda a chilometro zero”.
Il filato di latte non è una novità assoluta ma nasce in Italia alla fine degli anni ’30, in epoca di autarchia, ad opera del chimico e imprenditore Antonio Ferretti, con il nome di Lanital. Il tessuto, simile alla lana, risultava però molto ruvido e venne estromesso dal mercato con l’arrivo delle fibre acriliche.
La ricerca sulle fibre caseiniche, ripresa di qualche anno fa, ha invece portato alla produzione di tessuti molto gradevoli e performanti. L’offerta è varia: per DueDilatte si parla di quindi di fibra di Latte Intero, Latte Parzialmente Scremato e Crema di Latte con risultati di diversa morbidezza e consistenza integrando la fibra di caseina con micromodal (una fibra vegetale prodotta dalla polpa di legno degli alberi) e cotone.
Grazie all’attento controllo di una filiera molto corta, DueDilatte propone capi di qualità, con stampe e colori ad acqua a basso impatto ambientale.
Dopo l’esordio a Pitti Immagine a giugno 2013, la collezione iniziale di t-shirt si è arricchita di abiti e felpe impreziosite da patch, ricami agugliati a filo di lana, paillettes, applicazioni di cristalli Swarowski frutto di un accurato lavoro artigianale.
“La felpa con i robottini – spiega ancora Elisa – ha richiesto quattro diverse lavorazioni”. Il senso del progetto di DueDilatte è infatti quello di creare un prodotto unico, risultato di tradizione e innovazione, secondo la tradizionale, inimitabile ricetta del made in Italy. A questi ingredienti Elisa ed Antonella aggiungono solo la loro dose di buon latte.
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enricogarrou
7 Ottobre 2015 at 13:54Una grande notizia, grazie per il post. Un caro saluto
paolabaronio
7 Ottobre 2015 at 19:35E’ un’evoluzione del vecchio Lanital. Con la ricerca sulla sostenibilità si è arrivati a questi tessuti sofisticati
Piero
7 Ottobre 2015 at 10:26Incredibile! Non avrei mai immaginato. Eccezionale. Grazie per aver condiviso. Ciao, Piero
paolabaronio
7 Ottobre 2015 at 19:36È’ un tessuto molto morbido e performante. Peccato che abbia ancora dei costi abbastanza alti.
Piero
7 Ottobre 2015 at 19:40Ma prima o poi svilupperanno tecniche di produzione più economiche, vedrai… Non avrei davvero mai immaginato…