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Incontri: Francesca Interlenghi di The Dummy’s Tales

Francesca Interlenghi di The Dummy’s Tales

Francesca Interlenghi ed io non potremmo sembrare più diverse. Basta guardarci: i nostri colori, i nostri tratti, le nostre scelte degli abiti sono molto differenti, quasi contrastanti. Però scriviamo entrambe di moda, arte e design. Entrambe, nella primavera del 2013, abbiamo inventato un blog che ci appassiona. Quello di Francesca si chiama The Dummy’s Tales ed è tra i pochissimi che leggo con assiduità. Perché The Dummy’s Tales (ovvero I Racconti del Manichino) è scritto benissimo, con un linguaggio incisivo e scarnificato, un lessico puntuale ed è illustrato da immagini dedicate, realizzate dalla fotografa Elisabetta Brian, altrettanto raffinate. Riduttivo definirlo blog: è un vero e proprio magazine che seguo anche per aggiornamento professionale. Ma il vero motivo del mio interesse al sito di Francesca è la mia attrazione per gli opposti.
The Dummy’s mi piace perché tratta argomenti attinenti a quelli di Lamiacameraconvista ma da un punto di vista del tutto differente. Il mio è un diario del mondo così come mi appare dalla finestra che spalanco ogni mattina, il punto di vista di un’osservatrice che tira fuori il suo taccuino per scrivere di ciò che vede, la appassiona o la emoziona. Francesca invece non è un osservatore, ma entra direttamente dentro la scena, proponendo i suoi articoli in forma di rappresentazioni, interpretate attraverso una narrazione per immagini che si affianca a quella testuale. Francesca non descrive i capi delle collezioni degli stilisti che intervista, ma li indossa come abiti di scena in ambientazioni altrettanto “drammatiche”.

Francesca Interlenghi di The Dummy’s Tales
Era da un po’ che volevo conoscere l’autrice del “Manichino”. Dopo avere letto come si descrive nel blog, ho googglato il suo nome ed ho scoperto che Francesca è anche autrice di un libro, pubblicato nel 2005 per Editrice Nuovi Autori, dal titolo Il Peso dell’Identità. Un romanzo che racconta una storia molto forte, la caduta e la resurrezione di una giovane donna attraverso il recupero della propria identità dopo le sofferenze di un amore clandestino e negato, dell’anoressia, dell’autolesionismo, di un ricovero in clinica. Un romanzo chiaramente autobiografico a cui Francesca, nella presentazione sul suo blog non fa cenno. Anche questa ritrosia mi ha molto incuriosito.
L’ho contattata per chiederle un’intervista attraverso una mail. Francesca mi ha risposto per telefono e in breve abbiamo concordato un appuntamento nella libreria che ho la fortuna di avere sotto casa, l’ormai celebre Gogol&Company. Francesca è arrivata in compagnia di Elisabetta,  la fotografa. Due ragazze che sorridono. Una con la macchina fotografica al collo, l’altra vestita d’azzurro.

Francesca Interlenghi di The Dummy’s TalesAbbiamo iniziato il sito negli stessi giorni, tre anni fa. Hai commemorato questo anniversario con un post molto bello ed entusiasta. Ho tante domande da farti ma comincerò con quella più rituale: come nasce The Dummy’s Tales?
“Da una serie di circostante. La prima è un evento negativo che ho cercato di trasformare in qualcosa di bello. Ovvero mi sono trovata a 40 anni senza occupazione, dopo aver lavorato alla partecipata di un gruppo bancario dove io scrivevo, anche insieme al presidente, quello che avrebbe dovuto essere l’assetto del nuovo welfare. Resto incinta di un bambino voluto e cercato, ricevo le congratulazioni dal management. Entro in attesa all’ottavo mese e dopodichè… il silenzio. Il mio posto viene preso dalla mia assistente che faceva un apprendistato, il presidente si è dileguato. Chiedo di rientrare dopo la maternità ma vengo incoraggiata a prendermi tutte le licenze del caso. Tornata in ufficio, nessuno più mi rivolge la parola. Il presidente era passato a un altro incarico. Ero del tutto demansionata. Tornavo a casa la sera e scoppiavo a piangere disperata. Il bimbo era sempre ammalato. Mio marito, che era l’unico sostegno economico della famiglia, si sorbiva tutti i miei sfoghi. Dopo sei mesi ho ceduto e lasciato il lavoro. Mi sono trovata a 40 anni con un bambino piccolo, a Milano senza il sostegno di aiuti familiari perché mia madre vive nel Veneto. Ho cercato una nuova occupazione proponendomi per qualsiasi ruolo, dalla centralinista alla segretaria. Non avevo pretese ma non ha risposto nessuno. Stavo tutto il giorno chiusa in casa, il network di relazioni sociali era volatilizzato. Finché una notte mi sono svegliata di soprassalto in preda a un’ansia pazzesca. Ma ho avuto un’illuminazione. Mi sono detta: piangere non serve a niente. Se vuoi dare una svolta, devi ricercare le cose che ti rendono felice. Che cosa mi dava felicità? La scrittura. Ho sempre amato scrivere. Forse l’ho fatto anche prima di parlare, dato che ero una bambina timidissima, bruttina, presa in giro da tutti e un po’ bullizzata”.

 Francesca Interlenghi di The Dummy’s Tales

Non si direbbe, a vederti ora.
“Con la vecchiaia si diventa interessanti (ride) Quando ero giovane con gli occhi piccoli e la fronte alta, i capelli ricci ti assicuro che non era così!”.

Scusa, ho interrotto il racconto della tua rinascita sul più bello…
“Dopo la scrittura, l’altra cosa che amavo e conoscevo bene era la moda. Sono cresciuta tra gli stracci fin da piccola, mio padre era stato un importante imprenditore di moda nel Veneto. Ho lavorato in fabbrica con lui per due anni, prima che l’azienda, in seguito al fallimento di GFT, di cui eravamo fornitori, fallisse a sua volta. Però quelli in azienda sono stati due anni molto formativi, nei quali ho avuto la possibilità di confrontarmi a Bruxelles con Olivier Theyskens, con l’avanguardia, un’estetica minimale e molto pulita, priva di ridondanze, che amo e che mi rappresenta da allora”.

Come sei arrivata all’idea del sito?
“Attraverso questa scelta di felicità. Ho riconosciuto le cose che mi facevano felice, ho pensato alla mia storia di vita e ho realizzato che dal fallimento dell’azienda di mio padre in avanti – dodici anni nei quali ho lavorato in banca come segretaria, assistente di promotori finanziari, cassiera – ero stata solo un automa dentro la macchina gigante che era il mondo del lavoro scelto per necessità. Quando ho maturato la decisione di impegnarmi finalmente in qualcosa che mi piacesse e mi rappresentasse, mi sono ricordata della novella di Frank Baum, autore del Mago di Oz, la storia di un manichino che prende vita. Per tanti anni mi sono sentita un manichino inanimato che agiva in funzione solo degli altri: di mio padre, delle sue visioni della vita e delle sue richieste, della banca dove svolgevo incarichi che non mi piacevano. The Dummy’s Tales è un manichino che adesso scrive per prendere in mano la sua vita. Ho vissuto troppo tempo senza dare alcun peso a quello che ero io, alla mia identità. L’identità è un tema sul quale lavoro tantissimo e che ho anche messo al centro del mio libro”.

Francesca Interlenghi di The Dummy’s Tales

Come sei riuscita a raccontare una storia tanto personale?
“È stato difficilissimo ma spero, oltre alla fatica dell’outing, di avere scritto qualcosa che, oltre a me stessa, abbia portato del bene anche ad altre persone. Il libro è stato pubblicato nel 2005 ed ha rappresentato un urlo di di dolore, quando sono riuscita a metabolizzare quanto mi è successo dopo il fallimento dell’azienda di famiglia. Sono passata da una vita di agi alla necessità di abbandonare l’università e trovarmi un qualsiasi lavoro, anche il più umile, per mantenermi. Mi sono ammalata di depressione, ho sofferto problemi di anoressia, ho avuto ricoveri. Il libro ha una scrittura che non sento più mia e che ora avverto come primitiva. Ma mi ha permesso di esorcizzare il male e mi ha regalato un’emozione che conserverò per sempre. Avevo conosciuto lo scrittore Alberto Bevilacqua e gli avevo chiesto se poteva leggerlo. Quando lo rividi, notai che la sua copia del libro aveva tanti post-it. Mi disse che il romanzo era da buttare ma aggiunse anche che aveva 15 intuizioni che facevano di me una scrittrice e che, qualunque cosa avessi fatto nella vita, io sarei stata una scrittrice. Sono tornata casa, ho buttato il libro nel cestino ma credo che la scrittura che esprimo nel Dummy’s sia l’evoluzione più matura e consapevole di quel libro tanto imperfetto”.

Ho scelto quella in cui indosso una gonna realizzata da me con i sacchi delle immondizie. Un progetto "provocatorio" a cui avevo dato il nome Underground FW/16 Collection by The Dummy's Tales

Mi piace molto nel tuo blog la scelta narrativa per immagini: non ci sono fotografie dei prodotti, c’è Francesca che li indossa e li interpreta.
“Molto del merito di questa scelta è di Elisabetta. Io posavo già nei primi articoli, ma ai fotografi con i quali avevo iniziato a lavorare non piacevo. Mi trovavano poco fotogenica, troppo androgina, avevano un’estetica che non dialogava con me e quindi dopo un po’ siamo passati a un’agenzia di modelle. Elisabetta ha cominciato a collaborare con me per sostituire un fotografo impegnato in un lavoro all’estero. All’inizio potevo solo passarle un rimborso spese ma lei, superentusiasta, ha accettato. È stata lei a suggerirmi di lasciare le modelle e di utilizzare la mia immagine per convogliare le mie storie. Io mi sentivo inadeguata, anche un po’ vecchia, ma devo dire che i numeri del sito sono subito cambiati associando la mia scrittura alla mia figura. Un cambio di paradigma che è tutto merito suo”.
Ci siamo incontrate in uno studio dove io lavoravo come assistente ed ero affascinata dall’immagine di Francesca, che seguivo anche sul suo sito – si inserisce Elisabetta dopo avere terminato di scattarci le foto -. Il suo aspetto androgino e senza età la rende una modella ideale. Può essere contemporanea o classica, maschio o  femmina. Ogni fotografo vorrebbe avere un manichino come Francesca”.

 Francesca Interlenghi di The Dummy’s Tales

Francesca ed Elisabetta

Non è un percorso scontato per una blogger, soprattutto agli inizi, utilizzare già un fotografo. Sarà stato impegnativo anche dal punto economico.
F. “Sì, e all’inizio è stato difficilissimo, c’era inevitabilmente tanta diffidenza e alcuni brand non mi cedevano, neanche gratuitamente, i capi da fotografare”.

Non eri conosciuta ma ti presentavi già ai brand con una richiesta di collaborazione?
“Sì, la mia proposta era chiara: mi piace il tuo brand, ho queste competenze nell’ambito della moda, penso di potere scrivere bene, propongo un pacchetto di comunicazione che comprende testi, immagini e comunicazione sui social. Chiaramente all’inizio mi chiudevano le porte in faccia, non avevo credibilità, né un nome. Per due anni ho lavorato gratis, investendo su fotografi, location, truccatrice. Ho messo insieme una squadra mossa solo dall’entusiasmo, perché nessuno all’inizio accettava le mie proposte. Poi, dopo due anni e tampinando gli uffici stampa per le collezioni, il mio personaggio e la sua personalità androgina hanno cominciato ad essere identificati. Lavorando a strettissimo contatto con Elisabetta abbiamo costruito un’immagine riconoscibile. Ora succede l’opposto: sono richiesta dalle aziende perché scriva di loro”.

Francesca Interlenghi di The Dummy’s Tales

Sono sempre aziende che ti assomigliano, che propongono un’idea di moda assimilabile alla tua.
“Sì, è come se ci fosse una specie di richiamo che scorre nell’etere… Non mi cercano certo i marchi per fashion victim, ma piuttosto brand di nicchia, magari giapponesi, emergenti. Ora succede anche che mi offrano di indossare il vestitino luccicante in cambio di un compenso economico per un post su Facebook ma rifiuto sempre. È una questione identitaria: io metto la faccia e tutta me stessa in quello che pubblico. Non indosso nulla che non sia nelle mie corde”.

Riesci a guadagnare con il tuo blog.  È un traguardo importante che moltissime blogger non raggiungeranno mai.
“Non sono certo ricca ma è un buon inizio. La maggior parte dei guadagni li investo nella mia attività con il mio gruppo di lavoro. Sono anche stylist, curo i lookbook dei brand, un’attività iniziata grazie al Dummy’s. Il lavoro per il sito, come ben sai, è molto intenso. Ci vuole tempo per creare i contatti, prendere gli accordi, tempo per le interviste e le foto, per scrivere e implementare i contenuti sulla piattaforma wordpress. Poi ci sono i social da seguire. Per lanciare con continuità due articoli la settimana si lavora sette giorni su sette.”.

 Francesca Interlenghi di The Dummy’s Tales

Cosa è per te Dummy’s Tales?
“Ti direi il mio bambino ed è cresciuto insieme a Samuele. Dummy’s è andato online quando Sami ha compiuto due anni: ho pensato che festeggiare entrambi gli anniversari fosse celebrare la vita e che a quarant’anni e oltre, dopo avere avuto le mie esperienze, fosse un mio diritto”.

 Francesca Interlenghi di The Dummy’s Tales

Foto di Elisabetta Brian 

8 Comments

  • Reply
    Garjan
    16 Maggio 2021 at 12:55

    Toccante!

  • Reply
    I miei gioielli-scultura al Barolo Fashion Show 2020 | Chiara Voliani
    21 Agosto 2020 at 11:07

    […] che li indossa e li interpreta. Per descrivere il suo lavoro ricorro alla penna di Paola Baronio su La mia camera con vista: “Francesca entra direttamente dentro la scena, proponendo i suoi articoli in forma di […]

  • Reply
    azuremorn
    23 Novembre 2017 at 15:36

    Great blog. Thanks for the share.

  • Reply
    Francesca
    26 Maggio 2017 at 13:40

    Vi seguivo già da prima ma adesso, con tutte le altre informazioni che sono scaturite da questa prima lettura (ce ne saranno altre con maggior calma) capisco diverse cose. La creazione di un blog, la comunicazione, la crescita, hanno bisogno di tanta tanta passione e consapevolezza delle proprie capacità…. ma ci sarebbe da parlare per ore. Complimenti ad entrambe

    • Paola
      26 Maggio 2017 at 13:52

      Grazie Francesca, è un piacere avere lettrici come te. A presto!

  • Reply
    dollsbsartoria
    24 Maggio 2017 at 22:27

    Un’esperienza costruttiva. Grazie per averla fatta conoscere. Buona serata.

  • Reply
    milesweetdiary
    24 Maggio 2017 at 10:34

    Bello scambio: l’ho letto in un sol fiato.

    • Paola
      24 Maggio 2017 at 14:18

      Grazie, è anche così lungo… 🌹

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