Milano Storie

Ho letto un Libro Umano: Samira, della Biblioteca Vivente

Biblioteca Vivente

Ieri sera ho vissuto un’esperienza straordinaria: ho letto un Libro Umano. Un libro donna che fa parte del catalogo della Biblioteca Vivente e che, dalla Casa di reclusione di Bollate, era consultabile nelle sale della Cascina Cuccagna di via Muratori a Milano. Un’iniziativa della cooperativa sociale ABCittà all’interno di Donne Oltre Le Mura, il progetto di inclusione sociale e lavorativa di donne detenute negli Istituti carcerari di Bollate e San Vittore. Tredici libri, undici di persone detenute e due di operatrici che raccontano stralci della loro biografia ai lettori che vogliono ascoltare la loro storia.
Il Libro Umano che ho prenotato alla Biblioteca Vivente alla Cascina Cuccagna, attirata dal titolo IL MIO PRIMO CAFFÈ, si chiama Samira. Per leggerlo ho seguito le procedure di qualsiasi biblioteca: ho lasciato in segreteria il mio nome e la mia mail, ho ricevuto la mia tessera e l’ho preso in prestito per mezz’ora.

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La segreteria della Biblioteca Vivente a Cascina Cuccagna

Il mio Libro Umano è una donna grande e morbida, con un bellissimo sorriso dai denti bianchi e una massa di capelli tenuti insieme da una coda.
Mentre si siede davanti a me sento che tiene a bada la sua emozione con dei respiri profondi. Sono un po’ emozionata anch’io, in effetti. Ci guardiamo negli occhi ed ecco che inizia il suo racconto:

“Mi chiamo Samira, ho 49 anni. Sono italiana, nata in Brianza da genitori italiani, i miei nonni erano iracheni. Sono sposata, ho una figlia di dieci anni e un figlio di ventisette, già padre di una bambina di due, per me la terza figlia. Mio marito è italiano, lui è fuori e lavora regolarmente. Sono in carcere in seguito a una denuncia di un familiare che mi ha procurato una condanna a 11 anni di detenzione. Una condanna che ancora adesso ritengo ingiusta e che è stato molto difficile accettare. Quando è arrivata la sentenza ero incinta di mia figlia piccola. L’ho partorita alla Mangiagalli. Per quattro anni, in seguito alla maternità, sono stata agli arresti domiciliari. Sono potuta rimanere accanto alla bambina per i suoi primi anni di vita ma l’attesa della scadenza di questo periodo è stata pesantissima. Vivevo nell’angoscia di quello che mi aspettava. Prima di lasciare la casa ho scritto un promemoria con tutto quello che sarebbe servito a mio marito per portare avanti la famiglia: dalle viste mediche della bambina alla liste della spesa, tutto. Ti sembrerà assurdo ma entrare nel carcere di Monza, è stata una liberazione”. 
Samira, a questo punto ride. Lo faccio anch’io mentre le dico Sì, in effetti è un po’ paradossale, ma ti capisco”.
Il mio Libro Umano riprende il suo racconto: “Una volta dentro, ho subito chiesto di lavorare. Non so, non potevo stare ferma tra le mura, dovevo fare qualcosa. All’inizio mi sono anche offerta come parrucchiera per le altre detenute. Dopo pochi mesi sono stata presa per i lavori di cucina. Quando sono stata trasferita al carcere di Bollate ho continuato a lavorare. A un certo punto anche per un’azienda di apparecchi telefonici. Un’occupazione molto ambita, che ha stupito anche le nostre educatrici. ‘Ma come hai fatto?’, mi chiedevano. ‘Che ne so, ho solo compilato la domanda!’”.
Samira ride ancora ma subito dopo si fa seria e poi sorride mentre mi indica una ragazza vestita di verde in un gruppo vicino che legge un altro Libro Umano: “La vedì? Si chiama Catia Bianchi ed è la mia educatrice. Mi è stata tanto vicino in tutti questi anni, è il mio angelo”. 
Tra le mura del carcere di Bollate Samira poteva muoversi abbastanza liberamente ma la possibilità di ottenere l’articolo 21 che permette alle persone detenute di uscire dal carcere per lavorare all’esterno e di rientrare la sera, è arrivato a sette anni dalla condanna.

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“Dopo tanto tempo ero contenta di questa possibilità ma anche tanto preoccupata. Non ero mai uscita da Bollate, avevo paura dell’impatto con l’esterno. La mattina che ho iniziato il mio nuovo lavoro, nevicava. Erano appena le sei e fuori mi aspettava mio marito. Non sapeva che non potevo salire in macchina con lui ma dovevo essere accompagnata dal Don del carcere. ‘Che fai? – gli ho detto -. Non stare qui, è meglio se non perdi tempo e vai a lavorare”. “Almeno prendi dei soldi per un caffè”. “Ma chi ha voglia di un caffè? Sono troppo agitata!”, ho risposto. Mentre camminavo nella neve mi si è anche rotto un tacco della scarpa! Sono stata presa dal panico. A un certo punto però ho sentito nell’aria un aroma di caffè e un irresistibile profumo di brioches. Con il Don siamo entrati nel bar per la mia ordinazione. Ma quando ho sentito il tic-tic del cucchiaino che batteva contro una vera tazzina, è accaduto qualcosa di strano. Era un suono che non sentivo da anni e che all’improvviso mi riportato alla normalità, a quando a casa, nella mia famiglia, si stava tutti insieme. E sai che ho fatto? Sono scoppiata a piangere, travolta dall’emozione”.

Mentre Samira parla sento che lungo le braccia mi salgono i brividi. Il mio Libro Umano mi sta raccontando una storia davvero appassionante.
“Alle 6.45 siamo finalmente arrivati davanti alla tipografia di Novate. Ero così agitata davanti al signore incaricato ad accogliermi, che l’ho chiamato ispettore, come si fa in carcere! Gli ho subito dichiarato di essere mortificata per il tacco rotto. Ma lui è stato fantastico: mi ha detto di non preoccuparmi e dopo un po’ è tornato con un paio di stivali regalati da sua moglie!”.
Dopo quello di Novate per Samira ci sono stati altri lavori, compreso i sei mesi di Expo. Ha sempre chiesto impieghi a tempo pieno, sia per aiutare la famiglia sia per imparare una professione. Se tutto va bene dovrebbe uscire a maggio del 2018 e lei spera con tutte le sue forze di trovare un’occupazione. “Catia si sta prodigando tanto, anche se è difficile”.
Le confermo che fuori la situazione lavorativa non è tanto rosea ma il mio Libro Umano è ottimista: manca davvero poco perché Samira sia una donna libera.
“Come affronti questo periodo?”, le chiedo.
“Bene, dai. Questi dieci anni di carcere sono stati duri, è ovvio. Ma sai quale è stata la cosa che mi ha più sorpreso? Che voglio bene agli sbirri (ride), agli educatori, ai secondini. La cosa più importante sono stati i rapporti umani, il rispetto e l’aiuto che ho ricevuto. Non sono stati anni buttati, ho imparato tanto”.
Capisco che per lei, come per tante altre donne dai trascorsi difficili, lo spazio di reclusione abbia rappresentato anche un ambiente protetto. Le chiedo se dopo l’ingresso vissuto come una liberazione, adesso abbia paura ad uscire.
“Adesso no. Voglio stare con la mia famiglia, con mia nipote, la mia bambina, con mio marito che è stato così bravo ad allevarli in questi anni”.
Sto arrivando alle ultime pagine del mio Libro Umano e sono contenta che abbia un lieto fine. “Samira, ti faccio un grande in bocca al lupo!”.
Grazie tanto…”.
Il mio Libro Umano ha terminato il suo racconto. Mi alzo e le stringo la mano prima di uscire dalla saletta del nostro incontro.
Ma mentre mi sto dirigendo verso il tavolino per lasciare la mia recensione, mi sento toccare il braccio. È Samira che sorride.
Non ti ho salutato bene”. E mi abbraccia forte.

Grazie a Emanuela Plebani di Cascina Cuccagna per le foto con Samira.

Biblioteca Vivente

SAPERNE DI PIÙ:
ABCittà ha costruito oltre 25 percorsi di Biblioteca Vivente in Italia a partire dal 2010, ispirandosi alla versione iniziale di Human Library, nata nel 2000 in Danimarca come reazione creativa e positiva di un gruppo di giovani a un episodio di aggressione razziale.
Quest’anno a Roma tra i 2G, ragazzi e ragazze italiani con origini di altrove, a Cagliari nell’ambito della IX edizione del Festival Internazionale di Letteratura Leggendo Metropolitano, al Mudec di Milano per un un incontro con persone e mondi lontani, al carcere Rebibbia di Roma sul tema carcere e detenzione, tutta al femminile, a Lecce con un percorso parallelo all’interno del Carcere. Grazie a Biblioteca Vivente, i “lettori” possono entrare in contatto con persone con le quali nella quotidianità non avrebbero occasione di confrontarsi.
Pagina Facebook ABCittà: https://www.facebook.com/ABCittaCooperativaSocialeOnlus/

11 Comments

  • Reply
    milesweetdiary
    30 Giugno 2017 at 15:02

    Non conoscevo l’iniziativa la “Biblioteca Vivente” e ti ringrazio di averne scritto. Trovo sia magrnifica. La foto di voi due insieme, una di fronte allaltra, racconta di una eredità accolta e trasmessa, di ascolto senza filtri, potrei dire “barriere” in questo caso. E mi ha emozionata. Grazie.

    • Paola
      30 Giugno 2017 at 16:43

      E’ vero, la foto che mi ha scattato Emanuela Plebani è bellissima.

  • Reply
    Mile81
    30 Giugno 2017 at 0:06

    Questa iniziativa oltre ad essere bellissima è davvero importante . Grazie per averne parlato. E’ bellissimo poter diventare custodi di una storia, di un libro o di un sapere. Tramandarle e poterle condividere nel tempo ad altri che come noi continueranno a tenerle vive.. e i brivido capisco bene perchè ti siano venuti. Io mi emoziono solo a parlarne!

    • Paola
      30 Giugno 2017 at 7:31

      È il grande valore della Biblioteca Vivente, un progetto bellissimo.

  • Reply
    Cormigo
    29 Giugno 2017 at 23:56

    Molto bello Paola, personalmente non so se avrei retto a un’emozione del genere, solo leggere la storia di questa donna mi ha fatto venire il mal di stomaco!

    • Paola
      30 Giugno 2017 at 0:14

      Grazie Fabio ma credo che anche per te il mal di stomaco sarebbe passato nell’abbraccio che ci siamo scambiate. Abbiamo vissuto un momento di forte vicinanza. Secondo me il dettaglio del cucchiaio e la tazzina di caffè è pura poesia. Con tutto quello che ha passato Samira sa trovare la bellezza nella vita.

    • Cormigo
      30 Giugno 2017 at 21:42

      Sì, dev’essere stato un gran bell’abbraccio. Complimenti per il racconto, io ti seguo eh 😉

    • Paola
      1 Luglio 2017 at 9:11

      Grazie Fabio, anche io ti seguo 😉

  • Reply
    orlando778
    29 Giugno 2017 at 18:08

    Un racconto che mi ha molto emozionato, sarebbe bello incontrare un libro umano. Baci e abbraccione da me.-)

    • Paola
      29 Giugno 2017 at 18:27

      Ero sicura che ti sarebbe piaciuto. La prossima volta che si ripete un’iniziativa del genere te lo faccio sapere. Un abbraccio!

  • Reply
    Tratto d'unione
    29 Giugno 2017 at 18:03

    Bellissima iniziativa!

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