Avrei tanto voluto conoscere Rosa Genoni, cui è dedicata la mostra Una donna alla Conquista del ‘900 in programma all’Archivio di Stato di Milano fino al 24 marzo. Una personalità straordinaria, sarta e stilista di fama internazionale agli albori del secolo scorso, illuminata pioniera del made in Italy ma anche donna impegnata nel sociale, giornalista, dirigente della sezione di sartoria e docente di storia del costume presso la Società Umanitaria di Milano e infine unica rappresentante italiana alla Conferenza dell’Aja del 1915 delle donne contro la Guerra.
Dopo un serie di celebrazioni ed eventi che si sono svolti tra Milano e Firenze per Expo 2015 e dopo il suo inserimento nel Famedio fra i personaggi che hanno fatto grande la città di Milano, Rosa Genoni è ricordata attraverso un’esposizione curata dalla giornalista di moda e costume Elisabetta Invernici con l’appassionato contributo della nipote-biografa Raffaella Podreider. Una mostra che vale la pena di vedere, non solo per conoscere la grande storia del riscatto di una donna audace, capace e decisa a non sottostare a un destino di povertà in un’epoca difficilissima per la condizione femminile, ma anche il suo impegno nella moda, nell’insegnamento, per i valori della pace.
Una vita e un esempio che diventano fortemente significativi nello scenario contemporaneo della moda, nelle biografie effimere dei suoi protagonisti, nella progressiva scomparsa di figure carismatiche.
L’Archivio Genoni Podreider, l’Archivio di Stato di Milano, Fondazione Anna Kuliscioff e Società Umanitaria espongono cimeli, bozzetti e abiti, documenti inediti, lettere, foto e pagine d’epoca, articoli e libri.
La mostra è suddivisa in due parti: una sezione dedicata alla creatività di Rosa Genoni nella moda e una seconda che testimonia il suo impegno politico e sociale.
La prima consiste in abiti, memorabilia, bozzetti, documenti autentici della couturier la cui firma stilistica è spesso collegata a Casa Savoia e al gran mondo d’Europa, al teatro e al cinema, alla politica, alla storia dell’arte e alla creatività. In questo contesto si inseriscono i Tributi, ovvero creazioni ispirate al suo stile, e a lei dedicati da alcuni tra i più importanti marchi italiani e milanesi della moda e del design: dall’abito di Raffaella Curiel, alle calzarture di Fratelli Rossetti, dai cappelli di Gallia e Peter al costume teatrale di Sartoria Sanvittore e tanti altri.
Nella sezione dedicata al sociale si ritrova una ricca documentazione dell’intensa attività di Rosa Genoni nel campo della politica e dell’insegnamento e la sua battaglia nel mondo del lavoro in difesa dei diritti delle lavoratrici e del rispetto della donna.
La biografia di Rosa Genoni, raccontata nel 2018, è sorprendente. Nata a Tirano nel 1867, primogenita in una famiglia di diciotto figli, Rosa Genoni inizia a lavorare a soli 10 anni come piscinina in una sartoria milanese. Un destino come quello di tante ragazze povere dell’epoca al quale Rosa – intelligente, ambiziosa, caparbia – non può rassegnarsi: frequenta le scuole serali, si iscrive a un corso di francese, la lingua ufficiale della moda all’epoca.
In quegli anni di dura gavetta acquisisce la coscienza delle condizione delle mestieranti nelle sartorie, sfruttate e sottopagate avvicinandosi così ai circoli socialisti dove viene notata dai dirigenti del Partito Operaio Italiano che nel 1884 la inviano a Parigi per partecipare ad un Convegno internazionale sulle condizioni dei lavoratori. Poco dopo l’incontro con Anna Kuliscioff, di cui sosterrà le battaglie per l’emancipazione delle donne lavoratrici e per la tutela dei minori.
L’impegno politico e sociale va di pari passo con quello per la costruzione della propria carriera: viene assunta dalla Maison H. Haartdt et Fils, allora principale casa di moda milanese con filiali a Sanremo, Lucerna e St. Moritz. Prima come première e poi come direttrice, darà inizio a una vera rivoluzione dello stile, affrancandosi da quello parigino e dando vita ad uno stile basato sull’arte decorativa italiana. Priva di un’educazione formale ma assetata di cultura, Rosa Genoni diventa famosa per le sue creazioni ispirate alle opere dei pittori rinascimentali italiani come Botticelli e Pisanello, con le quali vince il Gran Premio della Giuria alla Esposizione Internazionale di Milano del 1906.
In quegli anni diventa la paladina della moda nazionale, partecipando al Primo Congresso delle Donne Italiane dove si esprime sulla necessità dell’affrancamento dall’influenza francese e fondando nel 1909 il primo comitato promotore per una “Moda di Pura Arte Italiana”. I suoi abiti sono indossati dalle donne più famose dell’epoca, come le attrici Lyda Borelli e Dina Galli, la principessa Letizia di Savoia Duchessa d’Aosta, la marchesa Luisa Casati Stampa, Carla Erba e molte altre che diventano le prime illustri testimoni del Made in Italy.
Nonostante la celebrità, il senso di concretezza e l’impegno civile non vengono mai meno: nel 1909 Rosa Genoni organizza la Scuola Professionale Femminile per la Società Umanitaria, dove tiene lezioni serali e dirige la sezione di sartoria, biancheria e modisteria fino al 1930, anno in cui si dimetterà per non giurare fedeltà al fascismo.
Nel 1928 inaugura con il marito, l’avvocato Podreider un laboratorio di cucito, un asilo nido e successivamente un ambulatorio ginecologico per le detenute di San Vittore. Ritiratasi con il marito e la figlia Fanny a San Remo, rimasta vedova nel ’36, si trasferisce quindi a Varese dove muore il 12 agosto 1954. Nel 1948, a 81 anni, scrive una lettera appassionata al conte Bernadotte, mediatore dell’ONU per la questione palestinese, dove auspica la pace tra arabi ed ebrei. Indomita, ottimista, coraggiosa fino alla fine.
ROSA GENONI, UNA DONNA ALLA CONQUISTA DEL ‘900
Archivio di Stato di Milano – Palazzo del Senato
Via Senato 10 Milano
Dal 13 gennaio al 24 marzo 2018
Orari apertura: dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 17.00; venerdì dalle 10.00 alle 14.30; sabato dalle 10.00 alle 13.30
Domenica chiuso
Ingresso libero.
Visite narrate a cura della nipote-biografa Raffaella Podreider. Info e prenotazioni: raffaellaalisa.podreider@fastwebnet.it
3 Comments
milesweetdiary
25 Gennaio 2018 at 11:15Confesso non la conoscevo. Una figura che avrebbe bisogno di una maggiore eco come scrive anche Paola. Solo a leggere la sua vita di viene voglia di “fare”. Trovo fra l’altro i suoi disegni moderni, anticipatori di gusto. Cappello incantevoli.
Pendolante
25 Gennaio 2018 at 9:21Che meraviglia
Paola
23 Gennaio 2018 at 11:19Andrò, è in programma, una figura che avrebbe bisogno di maggiore visibilità, quindi grazie 🙂