Sono tornata da poco dal mio viaggio in Islanda e, come ho raccontato nell’ultimo post, ho già nostalgia della natura incontaminata, del silenzio, dei paesaggi sterminati che si aprono ogni giorno davanti agli occhi, illuminati da una luce che, in estate, non si spegne mai.
Ho viaggiato con mio marito insieme a una coppia di amici con la quale abbiamo diviso le spese per la macchina, assicurazione e benzina. Non amiamo muoverci in pullman e questa soluzione, sebbene più cara rispetto ai viaggi di gruppo, ci ha permesso di muoverci in autonomia contenendo un po’ i costi.
Un soggiorno in Islanda da turisti è infatti impegnativo dal punto di vista economico: dopo la crisi del 2008 e la svalutazione al 50% della corona islandese, i prezzi sono meno proibitivi ma comunque superiori agli altri paese europei. Portando un sacco a pelo, alloggiando in campeggio od ostelli, muovendosi solo con i mezzi pubblici il viaggio diventa sicuramente più abbordabile ma, come dire… non abbiamo più l’eta! Abbiamo così preferito ridurre i tempi di permanenza nell’isola a una settimana in favore di soluzioni più confortevoli, come le farm house, che potremmo paragonare ai nostri agriturismo: strutture ricettive situate appena fuori dai centri abitati (che del resto abitati lo sono pochissimo) generalmente caratterizzate da strutture a bungalow e dalla disponibilità di un ristorante con cucina locale.
Rispetto ai nostri agriturismo tuttavia le farm house, almeno nell’alta stagione di luglio, sono molto più cari: in media una doppia con colazione costa intorno ai 180-200 euro. Lo stesso dicasi per la ristorazione: in Islanda l’offerta è molto ridotta e si possono attraversare decine e decina di chilometri in auto tra una destinazione e l’altra senza trovare punti di ristoro. Generalmente si trovano caffetterie dove è possibile mangiare sandwich o hot dog o zuppe di gulash o di verdura con del pane e burro (scontrini intorno ai 15-17 euro) o ristoranti più strutturati con portate che costano dai 15-20 euro l’una fino ai 50. L’acqua naturale, buonissima, viene offerta liberamente in brocche sfuse, la birra è abbordabile.
Noi dopo l’abbondante colazione del mattino optavamo per le zuppe a pranzo, o in alternativa, con alimenti acquistati nei supermercati. La sera ci concedevamo una cena decente nelle farm che ci costava tra i 40 e i 60 euro a persona. Segnalo che al ristorante della farm di Egilsstadir che ho scoperto piuttosto rinomato, ho mangiato il miglior agnello al forno della mia vita: morbido dentro, croccante fuori, aromi perfetti.
Dopo le dolenti note sul costo del viaggio, ecco i miei consigli per un viaggio in Islanda.
1. Minimo una settimana, meglio 10 giorni. Sono rimasta nell’isola solo 7 giorni, un periodo sufficiente per vedere i punti di interesse più importanti ma troppo breve per concedermi momenti di riposo o soste di riflessione. Non dico che sia stato tutto un tocca e fuggi, ma abbiamo dovuto pianificare bene i percorsi di ogni giornata con una tabella di marcia abbastanza rigida per riuscire a vedere le attrazioni che ci eravamo prefissati. Se ne avete la possibilità, consiglio quindi di soggiornare nell’isola per almeno 10 giorni.
2. Percorrete il Circuito d’Oro! Nel versante meridionale dell’Isola il Golden Circle è un concentrato di Islanda: un parco nazionale ricco di storia, grandi geyser, cascate maestose. Una rotta inevitabilmente battuta dal turismo di massa che comunque non arriva a stravolgere l’unicità del paesaggio.
Il parco nazionale di Thingvellir, tra i patrimoni dell’Umanità dell’Unesco, situato lungo l’enorme frattura che separa l’Europa dalla placca nordamericana, era il luogo dove si riuniva l’antico parlamento vichingo. Una vasta area dove passeggiare raggiungendo anche un grande lago e apprendendo qualche suggestiva nozione di storia.
Geysir, ovvero lo spettacolo del grande geyser Strokkur che, in una superficie lunare bucherellata da crateri vulcanici, lancia colonne d’acqua e di vapore che possono raggiungere i 30 metri. Rimasto inattivi per una cinquantina d’anni, lo Strokkur si è ‘svegliato’ dopo il terremoto del 2000, soffiando i suoi getti ogni pochi minuti.
Gulfoss, detta anche la cascata d’oro per la bellezza dell’arcobaleno che si disegna nelle giornate di bel tempo, si forma da un fiume che scende dal ghiacciaio dell’altipiano (la foto con me in apertura) e precipita in due balzi alti oltre trenta metri: uno spettacolo stupendo che si replica qualche decina di chilometri dopo, proseguendo verso sud, con la vista delle cascate Skogafoss e Selialandfoss.
3. A sud dell’isola, nei pressi di Vik, la spiaggia di Reynishverfi. Lunghissima, di sabbia nera, con la grotta contornata da rocce basaltiche e un mare agitato da onde lunghe e minacciose: un magnifico paesaggio nordico.
4. Tassativi: il ghiacciaio Vatnajiökull e la Laguna Glaciale. Proseguendo verso il sud dell’isola il ghiacciaio più grande d’Europa si ammira al termine di una facile escursione che, dal centro turistico del parco, porta davanti alla sommità. Altro spettacolo incredibile, altro scenario immenso dominato da una natura pura e vincente.
Scendendo verso la costa, i frammenti del ghiacciaio vanno a formare la Laguna Glaciale, con i blocchi azzurri che galleggiano su acque dove nuotano le foche. Quest’ultima è una location prediletta delle future spose per gli scatti dell’album di nozze: quando ho rubato l’immagine che vedete qui, la temperatura non superava i 5 gradi…
A poca distanza dalla Laguna, la Diamond Beach, così denominata per l’effetto brillante degli iceberg sulla lunga spiaggia lavica. Lo so, ne ho già parlato nel post precedente ma lo spettacolo, quando la luce del sole di fa più bassa e taglia gli occhi, è ipnotico.
5. A Nord del ghiacciaio Vatnajiökull, non perdete Dettifoss, la più potente cascata d’acqua d’Europa. La sua potenza si avverte già a distanza, man mano ci si avvicina percorrendo un facile sentiero in salita e si ode il rimbombo. Lo spettacolo è da togliere il fiato e può rinnovarsi, percorrendo ancora un breve tratto a est, con la vista della cascata Sellfoss, meno imponente ma vastissima.
6. Ancora nel versante nord dell’isola, programmate una sosta per vedere la balene. Husavik è la capitale europea dell’osservazione delle balene. Dopo una visita al bel museo locale dedicato al gigantesco cetaceo, lungo il piccolo porto potete prenotare una delle escursioni offerte lungo tutta la giornata fino alle 20. L’osservazione in mare dura circa tre ore e, generalmente permette di avvistarne parecchie. Noi siamo stati fortunati, ne abbiamo viste a decine. Si localizzano dal movimento degli uccelli che cercano cibo e poi dal soffione d’acqua che accompagna la vista del dorso fino alla coda: magnifiche.
7. Godetevi un bagno termale. Insieme all’abbigliamento tecnico, in valigia non devono mancare telo e costume da bagno: li utilizzerete per un’immersione nelle acque azzurre lattiginose circondate da lava nera che costituiscono i bagni termali, per cui gli islandesi vanno pazzi. Un’esperienza da provare nella famosa Blue Lagoon, a 45 minuti di auto da Reykjavik oppure, come abbiamo fatto noi, nella regione del lago Myvatn a nord dell’isola, presso i Myvatn Natural Baths, situati a soli 105 km dal circolo polare articolo. L’ingresso costa 5000 ISK, poco più di 35 euro ma, se si ha la possibilità di ricavare almeno un paio d’ore di sosta nel programma del giorno, sembra di fare il bagno sulla luna.
8. Visitate qualche museo di folclore locale. Il limite di un viaggio così ristretto nel tempo è quello non entrare davvero in contatto con la gente del posto. Gli Islandesi sono pochi e troverete quelli che si incontrano nelle rotte turistiche gentili ma poco comunicativi. Se non volete quindi limitarvi all’ammirazione della natura incontaminata ma saperne un po’ di più del contesto in cui vi trovate, oltre alla lettura delle guide, consiglio di visitare i musei locali che troverete nei centri appena più popolati del vostro percorso.
Ho trovato interessante il Textile Museum a Blönduos nel nord dell’isola che espone su manichini ricami e costumi tradizionali e i lavori accuratissimi della collezione di Halldora Bjarnadottir, che lottò per i diritti delle lavoratrici agli inizi del ‘900. L’Islanda è stato il primo paese al mondo a concedere il diritto al voto alle donne nel 1915 e – notizia di quest’anno – il primo a stabilire per legge la parità di stipendio tra dipendenti senza distinzione di genere.
Se volete invece saperne di più delle durissime condizioni climatiche nelle quali è vissuto il popolo islandese prima dell’utilizzo dell’energia e elettrica e soprattutto geotermica è molto interessante a Glaumbær, la vista a un’antica fattoria, un complesso di edifici di torba costruito tra il 1600 e la fine dell’800, convertito a museo.
Per i dettagli vi rimando al sito online che ricostruisce anche la storia della fattoria: vi basti pensare che le case in torba non erano riscaldate per penuria di legname, che i suoi abitanti toglievano il cappotto solo la notte prima di infilarsi nel letto dove dormivano in due per scaldarsi in un locale comune che fungeva da camera da letto e “soggiorno” e che la luce esterna, quando c’era, entrava da due minuscole finestrelle poste ai lati delle case. Insomma, una vita durissima che spiega tanto della fama degli Islandesi come un popolo coriaceo e fiero.
9. I Vulcani? sì se avete un mezzo fuoristrada. Una delle attrazioni più particolari dell’Islanda è il Vulcano Landmannalaugar, nel sud dell’isola. Purtroppo non abbiamo potuto vederlo per motivi di tempo: servono almeno qualche giorno per le escursioni e una vettura fuoristrada 4×4. Ci siamo consolati con i tre crateri vulcanici di Grabrokargigar, nel versante sudoccidentale, in uno scenario vastissimo dove lo sguardo si perde a vista d’occhio.
10. A Reykjavik basta una giornata. Immancabile una sosta nella capitale più a nord d’Europa che da oltre un decennio, in occasione del boom turistico di cui ha beneficiato l’isola, è molto rinomata per la vivacità della sua vita sociale, in particolare per i concerti che nei weekend animano i locali e i bar della città. Le case colorate che costeggiano l’incrocio di vie e di piazzette del piccolo centro con qualche galleria d’arte e negozi di artigianato e design locale e scandinavo sono carine ma, onestamente nell’economia di un viaggio di una settimana, una vista a Reykjavik si può limitare a meno di una giornata con un pernottamento. Si riesce così a visitare un museo a scelta, vedere la nota chiesa Hallgriskirka, visibile da vari punti del centro per la sua struttura affusolata che ricorda le canne d’organo e soprattutto la bellissima Harpa, sala di concerti e centro congressi che si affaccia sul mare e che con la sua struttura a prismi di vetro crea riflessi di luce e prospettive molto spettacolari. Se amate l’architettura moderna è assolutamente da vedere.
11. Concludo con una nota pratica: equipaggiatevi molto bene con abbigliamento tecnico antivento e antipioggia perché in Islanda le temperatura estive possono forse salire anche intorno ai 20 gradi ma generalmente la media è sotto i 10, e il clima è mutevole, quindi ventoso e piovoso. Noi abbiamo trovato solo un pomeriggio di sole, per il resto cielo coperto e spesso piovoso, giornate ventose che spazzavano banchi di nebbia. Con un abbigliamento adeguato invece si gode da vicino la potenza delle cascate senza timore di infradiciarsi o l’esperienza della vista delle balene in mare senza battere i denti.
3 Comments
Paola
23 Luglio 2018 at 19:16Grazie anche da parte mia. Come già espresso, è tra le mete dove ambirei andare al più presto. Salvo tutto! Condivido anche la scelta del viaggio in autonomia
milesweetdiary
17 Luglio 2018 at 17:44Grazie per questi racconti. L’Islanda è nel mirino da un po’ complice il mio compagno che ci è stato qualche anno fa e me ne ha tessuto le lodi. E ora c’è solo da andarci insieme. E tu hai contribuito a rafforzare il desiderio. Grazie!
Paola
17 Luglio 2018 at 18:53Insieme sarà ancora più bello: andateci presto! 🤗