Milano Storie

I Ragazzi della Via Boeri, il libro del notaio diventato scrittore

I Ragazzi della Via Boeri

Diventare scrittore dopo una vita dedicata al notariato. Mettere da parte tutte le certezze dell’uomo di legge per cimentarsi nella dimensione del ricordo e ricercare, nella scrittura di un libro autobiografico, una parte di sè che forse è stata la migliore della sua esistenza e che è stata inspiegabilmente dimenticata.
I Ragazzi della Via Boeri, opera prima di Enrico Tommasi, classe 1961, come i libri ben riusciti ha diversi livelli di lettura: il primo, il più immediato, è il racconto della formazione di un ragazzo di 18 anni, approdato nei primi anni ’80 a Milano da Salerno per frequentare la facoltà di Giurisprudenza all’Università Cattolica e che si ritrova in una realtà molto diversa dalla luccicante “Milano da bere” sognata in provincia. Avendo perso la corsa per il posto in prima classe rappresentato dal collegio Augustinianum, il giovane Enrico trova alloggio al Trezzi, un pensionato dell’Opera Cardinal Ferrari destinato ai senza tetto: i barbùn, per dirla alla Enzo Jannacci. Il Trezzi, situato in Via Boeri 3, ospita persone in difficoltà: donne e uomini senza fissa dimora (i Carissimi secondo il termine coniato dal Cardinal Ferrari), lavoratori spesso precari in trasferta lontano dalle loro città e infine una manciata di studenti, con scarsi mezzi economici, a Milano per frequentare l’università.

I Ragazzi della Via Boeri

Enrico Tommasi

Il Trezzi, con il suo odore di minestrone rancido che olezza dalla mensa riservata ai più poveri, i clochard con i carrelli che si aggirano sui marciapiedi e nella piazzetta antistante, le camere a tre letti e un unico bagno in comune destinati agli studenti, diventa a poco a poco la casa dei ragazzi giunti dalla provincia di tutta Italia, il contesto dove si saldano amicizie indissolubili e dove vanno in scena una serie infinita di avventure tragicomiche come possono succedere solo a dei giovani in totale libertà a centinaia di chilometri da casa e dal controllo delle famiglie.
Enrico Tommasi le racconta con una scrittura briosa, un’autoironia che alleggerisce la narrazione degli episodi più goliardici e i dettagli inevitabilmente prosaici, nel clima da caserma che caratterizza il soggiorno dei ragazzi al Trezzi.
Si ride parecchio leggendo I Ragazzi della Via Boeri. Chi, come me, è stata ragazza in quegli anni, sorriderà al ricordo di una gioventù tutto sommato ancora ingenua e di un mondo del tutto privo della tecnologia digitale, dove la chiamata ai parenti una volta la settimana avveniva dopo lunghe code davanti alle cabine a gettoni, nelle sale cinematografiche imperversava Er Monnezza e i giovani maschi di provincia si affidavano a una giacca alla Miami Vice e a improbabili Golf GTI per rimorchiare le ragazze.

La dedica del libro: “A chi resiste”

Ma insieme alla spensieratezza della giovinezza, il libro racconta un’esperienza umana che ha segnato profondamente l’esistenza del protagonista e dei suoi giovani amici. “Il libro alterna due registri: uno naturalmente goliardico e ridanciano con il quale mi sono divertito a fare emergere alcuni dei personaggi assurdi che popolavano il convitto degli studenti – racconta Enrico Tommasi – . L’altro è più intimo ed è la storia di convivenza forzata tra chi si abbandona al sogno della vita e chi non può più sognare. Siamo tutti arrivati dalle nostre città con l’idea di approdare in una metropoli sfavillante, e invece il destino di ragazzi scartati dalla Cattolica ci ha messo nella posizione di vedere davvero Milano dal basso. Confrontarsi con certe situazioni a 18-19 anni cambia in maniera definitiva e in senso positivo il modo di vedere le persone, permette di  capire presto che la linea di separazione tra un’esistenza di successo e una vita difficile è sottilissima. La vicinanza gomito a gomito con i Carissimi ci ha segnato in una maniera indelebile, regalandoci una sensibilità di cui tutti noi, a distanza di anni, siamo consapevoli. Ci siamo incontrati dopo 35 anni e ci siamo detti di avere impresso un tatuaggio interiore”.
L’idea del libro è nata infatti dopo che il gruppo storico dei trezzini si è ricreato sui social. Dalle battute scambiate su Whatsapp, al suggerimento da parte degli altri ‘commilitoni’ a scriverne un libro, il passo è stato breve.
“Tutto è cominciato per motivi goliardici, per ricordare i vecchi tempi e una serie di episodi. Ma quando ho iniziato a scrivere si sono aperti tutti i cassetti della memoria e non sono più riuscito a richiuderli – confida Tommasi -. Ho cominciato il libro nell’estate del 2017, la notte di San Lorenzo, travolto da un’ondata di ricordi. L’ho concluso in poche settimane, poi l’ho ho lasciato un po’ a decantare. Quando l’ho ripreso in mano per la rilettura, sono rimasto colpito, perché non mi ero reso conto nello scrivere di quanto mi fossi messo a nudo. Con questo libro non potevo farmi regalo migliore: mi sono riappropriato di una parte fondamentale del mio vissuto e ho scoperto che la scrittura non soltanto è la mia nuova passione ma anche un formidabile bisturi dell’anima”.

I Ragazzi della Via Boeri

La notte di San Lorenzo ricorre anche nel libro, in un capitolo nel quale l’autore descrive i sogni che gli amici trezzini, lontani da Milano per la pausa d’estate, rivolgono con il naso all’insù a un cielo nero carico di stelle cadenti. Sono sogni di ragazzi che possono sognare:
“(…) trovare una ragazza meno lunatica, uno scudetto per la squadra del cuore, il superamento di qualche esame (…)” .
In quella stessa notte, Manfredonia, Mario e Ambrogio, tre dei Carissimi distesi su una coperta nei giardini di Via Boeri, guardano lo stesso cielo carico di stelle. Tommasi ne racconta i pensieri fuggenti, l’assenza di sogni, il disincanto, le lacrime di una nostalgia lontana che sgorgano improvvisamente dagli occhi davanti al bagliore di una stella. È un’immagine struggente, raccontata con una delicatezza che definisce una delle pagine più belle del libro. Se il notaio Tommasi ha scoperto una nuova passione per la scrittura, gli auguro di ricominciare da lì.

I Ragazzi della Via Boeri

I Ragazzi della Via Boeri, Enrico Tommasi, Primiceri Editore, 2019 Milano, pag. 184, 15 euro.

3 Comments

  • Reply
    Giuseppe Suriano
    9 Settembre 2019 at 12:46

    Sono un ex Ragazzo di via Boeri. Classe 1976. Ero nella stanza a fianco a quella di Enrico ma qualche anno dopo la sua uscita dal collegio. Ho saputo solo oggi del libro e l’ho appena ordinato. Solo a leggere la sua recensione mi sono spuntati 2 lacrimoni al solo ricordo delle giornate passate in quel collegio a studiare dalle prime luci dell’alba al buio della notte. Ansie, gioie, dolori, condivisi con tanti altri ragazzi del sud (e non), tutti alla prima esperienza lontano 1000 km da casa e senza l’ausilio della tecnologia odierna (e forse meglio così). A tutto ciò si aggiungeva la caratteristica del Trezzi: I CARISSIMI. Persone che ci raccontavano le loro storie e che un pò ci riportavano con i piedi per terra, alle problematiche quotidiane. Noi che sognavamo di diventare un domani professionisti, manager, banchieri. Ma che in quel posto abbiamo imparato cos’è la vita reale. Quella fatta da uomini e donne alle prese con le difficoltà che la vita ti para davanti all’improvviso.

    • Paola
      9 Settembre 2019 at 13:26

      Che piacere il suo messaggio Giuseppe! Lo segnalo prontamente all’autore del libro, che ne sarà contentissimo. Buona lettura!

  • Reply
    Paola Bortolani
    23 Giugno 2019 at 0:07

    Grazie. Poi, recensito da te, è una certezza 🙂

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