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La mostra più bella di Venezia è per la Divina Marchesa

Mostra a Venezia marchesa Luisa Casati

La mostra più bella di Venezia va in scena a Palazzo Fortuny ed è dedicata alla marchesa Luisa Casati, una donna straordinaria che affascinò D’Annunzio e con le sue follie divenne la musa dei più grandi artisti del suo tempo: da Boldini a Bakst, da Marinetti a Balla, da Man Ray ad Alberto Martini, da Van Dongen a Romain e Brooks. Ci sono stata nei giorni scosti e ne sono rimasta affascinata. La Divina Marchesa, Arte e vita di Luisa Casati dalla Belle Époque agli anni folli: ideata da Daniela Ferretti, sapientemente curata da Fabio Benzi e Gioia Mori con la coproduzione della Fondazione Musei Civici di Venezia e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore, l’esposizione conta oltre un centinaio tra dipinti, sculture, gioielli, abiti, fotografie di grandi artisti del tempo provenienti da musei e collezioni internazionali, riuniti in quella che fu la casa-atelier di Mariano Fortuny, che con le sue ricercate sete e i famosi Delphos vestì – insieme a Paul Poiret, Ertè e Léon Backst – i sogni e le follie della Divina Marchesa.

Venezia marchesa Luisa Casati

Dior by John Galliano, 1998

Damaschi, velluti, affreschi e le famose lampade ideate dall’artista di origine catalana sono uno scenario perfetto per ambientare lo splendido fulgore e l’altrettanta terribile decadenza di Luisa  Casati. Un personaggio appartenente a un’epoca ineguagliabile e irripetibile ma anche un’icona di stile di grande attualità, come testimoniano le collezioni di alta moda – strepitosa quella di John Galliano per Dior del 1998 – che, in un impianto scenico di grande suggestione, trovano spazio accanto ai ritratti, le sculture, i calchi delle mani ingioiellate, gli anelli e le collane, le immagini in bianco e nero di feste da mille e una notte, i ghepardi impagliati e i serpenti imbalsamati della marchesa. Il visitatore è così condotto alla scoperta della mirabolante esistenza di Luisa Casati attraverso un percorso che lo incanta per almeno due ore.

Ricchissima, originalissima, visionaria, egoista ed egocentrica oltre ogni limite e misura, con le sue feste faraoniche nelle quali si presentava con costumi e travestimenti stupefacenti, Luisa Casati divenne una protagonista assoluta del suo ambiente e del suo tempo.
Nata nel 1881 da una ricca famiglia di industriali tessili, andata sposa a 19 anni al marchese Camillo Casati e diventata distratta madre della piccola Cristina a 20, Luisa Casati non si accontentò di frequentare i migliori salotti europei come le altre dame del suo ambiente. Mecenate e musa ispiratrice degli artisti della sua epoca, dopo il fatale incontro con Gabriele D’Annunzio (che la battezza Coré, come la mitologica regina degli Inferi) la Casati matura la sua vera ispirazione: diventare ella stessa un’opera d’arte.

Performer ante litteram (non a caso nella mostra un’immagine di Marina Abramovich con serpente), imposta così la propria esistenza come un perenne show, suscitando interesse, curiosità, ammirazione ma anche grande scandalo. Il momento clou della sua performance è probabilmente a Venezia, dove dal 1910 occupa Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande (poi casa di Peggy Guggenheim) e inventa feste da mille e una notte, circondata da un serraglio per animali esotici come i famosi ghepardi tenuti come cagnolini al guinzaglio e serpenti con i quali agghinda il lungo collo, ammaliando – ma anche terrorizzano – gli ospiti illustri. Viene ritratta così, da artisti come Boldini o il fedele Alberto Martini, con i capelli tinti di rosso, gli occhi bistrati resi fiammeggianti dalla belladonna, le labbra scarlatte, lo sguardo velato. Oppure più spesso nuda, mentre galleggia come un fantasma in una gondola, con gli inseparabili felini, coperta solo dei bellissimi damaschi creati per lei dall’amico e artista Mariano Fortuny. Assolutamente femme fatale, assolutamente femmina folle. Conosce Marinetti che ne rimane affascinato, diventa ancora una volta musa, questa volta del movimento futurista.

Dopo Venezia è la volta di Parigi dove ispira tele, ritratti, cronache mondane con il racconto di feste sempre più fantasmagoriche e deliranti, con lei in costume da Sole seduta su un trono d’oro o abbigliata come la contessa di Castiglione di cui crede di essere l’incarnazione.  Ormai nella sua esistenza sono entrati l’oppio, la cocaina e le sedute spiritiche, per le le quali ingaggia costosissimi medium da tutto il mondo. E’ fatale che tra un viaggio negli Stati Uniti e un soggiorno a Capri scortata da un gigantesco valletto nero luccicante di tintura dorata che porta sulle spalla un pappagallo, i soldi finiscano. Così come gli amici, che con il tracollo finanziario della marchesa diventano sempre più radi.
Negli anni ’30 il fallimento, la vendita di tutte le proprietà, la cessione all’asta di tutti gli averi, il ritiro a Londra dove vivrà per oltre 20 anni in un declino sempre più triste, in case sempre più piccole, in una povertà sempre più avvilente: un fantasma che sopravvive a se stessa (qui sotto un ritratto “rubato” di Cecil Beaton) e che se ne andrà, a 72 anni, nel 1957, per un ictus, dopo una seduta spiritica.

Cecil Beaton, London, 1954

Cecil Beaton, London, 1954

Al funerale pochissime persone, tra queste la nipote Moorea. Ma nella bara, l’ultimo coup de théâtre: Luisa Casati viene seppellita con una coppia di ciglia finte e l’adorato pechinese, imbalsamato, ai suoi piedi.
Come non amare la divina Marchesa Luisa Casati?

La Divina Marchesa
Arte e vita di Luisa Casati dalla Belle Époque agli anni folli
www.mostracasati.it
Palazzo Fortuny
San Marco 3958 San Beneto, Venezia
www. fortuny.visitmuve.it
Apertura al pubblico
4 ottobre 2014 – 8 marzo 2015
Orari: 10.00 – 18.00 | chiuso il martedì
Il servizio di biglietteria termina 1 ora prima della chiusura
Biglietti (audioguida inclusa): intero 12 euro, ridotto 10 euro
Saperne di più: la biografia della Marchesa Casati
www.marchesacasati.com/bio.html

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