Milano Storie

La direttora e il fotografo. Storia di un amore

Sapessi come è strano vagare sola alla Triennale di Milano. Capita, se è un tardo pomeriggio di giovedì e ci si reca in Viale Alemagna con la curiosità di capire cosa può essere una  “lectio magistralis di fotografia e dintorni”, annunciata da un post di Facebook. Si può avere la sorpresa di trovare il palazzo semideserto per l’ora un po’ farlocca e di sentirsi  un po’ Jep Gambardella mentre ci si aggira in splendida solitudine nella Grande Bellezza (la digressione chiude qui, ma non potevo non farla: è stato un momento troppo bello… anche se non avevo un panama come Toni Servillo).

Direttore e fotografo

La Triennale

Torniamo quindi alla lectio, fissata il 5 giugno alle 19, alla Triennale.
Il post su FB annuncia così:  “Fotografia di Moda e identità di brand.  Conversazione tra Cristina Lucchini, direttore di Glamour Italia e Giovanni Gastel, grande fotografo di moda e presidente AFIP”.
La direttora Lucchini (le direttrici dei giornali femminili amano chiamarsi così) è al timone di Glamour dopo avere diretto Amica e condiretto Vanity Fair. Un pezzo da novanta, tanto per capirci.  Gastel è insieme con Oliviero Toscani, Fabrizio Ferri e Paolo Roversi nell’empireo della fotografia di moda italiana e mondiale. Altro pezzo da novanta. Metteteci il senso di allerta che si accende nella testa di qualsiasi giornalista davanti al termine ‘brand’, ed eccomi seduta anch’io tra il pubblico di fotografi in attività, aspiranti professionisti, e operatori vari…
Pensavo che avrei sentito nozioni da corsi di giornalismo di vecchia scuola, e invece ho ascoltato il racconto di una storia d’amore. Amore professionale ma non per questo meno intenso del sentimento che porta ai matrimoni, tanto che la Lucchini, a un certo punto, ha definito il loro un rapporto “more-uxorio”. Un amore nato da un’intesa scattata venticinque anni fa – quando Gastel era già Gastel e la Lucchini una giornalista novellina alla Conde Nast – cresciuto tra sale di posa e location fotografiche sparse per il mondo, e alimentato da una passione fortissima per la realizzazione di una comune idea di bellezza.
Un sodalizio che si è mantenuto saldo, nonostante i tanti impegni di Gastel e le evoluzione della carriera della Lucchini, la  quale da allieva – di quello che non smette di ritenere un maestro – è diventata una delle principali committenti del fotografo. Insieme i due hanno dato vita a bellissime pagine di moda che hanno consolidato l’immagine dei giornali per i quali hanno lavorato e che sono state riproposte durante la conferenza.
La Lucchini e Gastel i giornali li chiamano brand, ed io su questo ho le mie perplessità. Ma ne parlerò un’altra volta, su un altro post. Quello che volevo dire adesso, è che la direttora e il suo fotografo ci  hanno portato la testimonianza di come la passione e la dedizione per il proprio lavoro siano fondamentali  per il successo, e di come l’individuazione di obiettivi chiari e comuni siano la chiave della riuscita di un servizio giornalistico e di una testata… o brand che lo si voglia chiamare.
Se tra i naviganti di questo blog ci fossero dei fotografi intenzionati a collaborare per Glamour, e volessero qualche dritta sulla lectio magistralis, vi comunico che la Lucchini quando guarda un book, si aspetta che il fotografo sappia per quale testata intende lavorare e che quindi proponga immagini adeguate a quello specifico brand.

Gastel_lucchini3
Come esempio semplificativo di questa sensibilità, Cristina Lucchini ha mostrato tre scatti realizzati da Gastel per due testate diverse e per una campagna pubblicitaria. La modella è la stessa ma le immagini trasmettono unicità assoluta. Un colpo da maestro (e qui  secondo me  l’amore della direttora per il suo fotografo ha raggiunto il climax :-).
Per tutti gli altri che non si chiamano Giovanni Gastel, niente modelle esangui e fotografie sfocate se volete lavorare per un giornale che si chiama Glamour! Del resto, basta guardare al nome del brand.

Link

Triennale di Milano
AFIP Associazione Fotografi professionisti
Giovanni Gastel

 

 

 

4 Comments

  • Reply
    Cormigo
    7 Giugno 2014 at 6:49

    Brava Paola! Cerro che qualcosa sul pubblico e sulla qualità delle tartine (se c’erano) avrei voluto saperlo :))
    Quanto al giornale-brand anche io sono molto scettico (l’espressione non rende l’idea) ma per questo attendo il tuo post dedicato all’argomento

    • paolabaronio
      7 Giugno 2014 at 14:01

      Grazie Fabio! No, non c’erano buffet e quindi neanche giornalisti gnam-gnam :-D. In compenso mooolto brand.

  • Reply
    Antonio Mecca
    6 Giugno 2014 at 16:54

    Puntualissima Paola. Bravissima.
    Se fossi Cristina Lucchini ti chiamerei per un colloquio …

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