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Altro che bambola: Barbie the Icon è in mostra al Mudec

Barbie the Icon

Devo ammetterlo: quando avevo saputo che il Mudec dopo la partenza un po’ zoppa lo scorso maggio, si rilanciava con una mostra sulla Barbie ero parecchio perplessa. Che c’azzeccava con il Museo delle Culture? Che attinenza aveva con I racconti dal Paradiso di Gauguin? Visitando però l’esposizione mi sono ricreduta: il curatore Massimiliano Cappella ha ideato per la bambola della Mattel un bel percorso espositivo documentato e insieme divertente che dimostra come Barbie sia un’icona globale, capace di abbattere frontiere linguistiche, culturali, sociali e antropologiche.

Barbie the Icon

Barbie e le sue innumerevoli carriere, oltre 156 a partire dal 1959 © Mattel Inc.

E quindi sta di diritto in un museo che vuole raccontare le diverse testimonianze e culture del mondo, la loro pluralità e complessità. Una volta varcata la soglia con il manifesto rosa magenta si entra non solo nel mondo di Barbie ma nella storia dell’evoluzione di un fenomeno che si è fatto interprete delle trasformazioni estetiche e culturali della società lungo oltre mezzo secolo di storia resistendo ai cambiamenti del tempo e preservandosi assolutamente intatta.

Barbie the Icon

Barbie’s evolution style (Collectors edition)
© Mattel Inc.

Il 9 marzo 1959, quando ha debuttato al New York  International Toy Fair con il nome di Barbara Millicent Robert, Barbie indossava un costume da bagno zebrato bianco e nero e portava una coda di cavallo: da allora ha indossato gli abiti più eleganti del mondo, intrapreso 150 professioni e attraversato epoche e terre lontane rappresentando 50 diverse nazionalità. La prima Barbie è stata venduta per tre dollari (recentemente battuta all’asta per quasi trecentomila) e a oggi sono state vendute oltre 1 miliardo di esemplari.

Mudec, Barbie The Icon

Mudec, Barbie The Icon

La mostra è ideata per interessare e divertire grandi e piccini, mamme e bambine, amiche e sorelle. Girano tra le sale espositive armate di cellulare, pronte a fotografare la bambola della propria infanzia o il modello più sorprendente, scattano selfie da sole o con le amiche. Capita di vedere anche blogger di fama, con tanto di fotografo per le immagini da postare via Instagram.
Si guarda una bambola alta trenta centimetri e per un attimo si torna bambine. Non c’è infatti donna nata negli ultimi cinquant’anni che da piccola non abbia posseduto almeno una Barbie, non l’abbia vestita e pettinata, non abbia sognato di vivere  in una casa come la sua, di guidare una spider rosa sulle strade della California, di indossare i suoi splendidi abiti da sera o di intraprendere i lavori più disparati ma sempre di grande successo. Barbie è la ragazza che tutte abbiamo voluto essere: per sempre bella, per sempre giovane,  vincente, elegantissima.

La prima delle cinque sezioni della mostra è infatti tutta dedicata alla moda: il grande successo della bambola della Mattel è legato alla possibilità di comprare separatamente i diversi outfits creati ogni anno per il suo guardaroba, lasciando alle bambine la libertà di creare nuovi look e stili infiniti. La mostra del Mudec raccoglie alcune delle creazioni realizzate per Barbie dai più grandi stilisti del mondo nel corso dei decenni: da Valentino a Ferré, da Versace a Dior, da Gucci a Calvin Klein, da Vivienne Westwood a Prada, Givenchy. C’è anche la famosa riproduzione di Barbie-Karl Lagerfeld o le versioni disegnate dall’artista-stilista BillieBoy* e musa di Andy Warhol.

Barbie the Icon

Barbie, The Family

Dopo la sala dedicata alla Barbie Family con la presenza di  sorelle e un fratello, amici, il fidanzato Ken e animali vari e la ricostruzione della casa di Barbie in grandezza naturale e gettonatissima “location” per i selfie,  ecco la sezione Barbie Career con una parete costituita da colonne di plexiglass che racchiudono 150 modelli delle professioni intraprese dalla bambola, compresa quella del 2004 quale candidata presidente degli Stati Uniti per il partito delle Ragazze con il motto “I Can Be”.

Il trasformismo di Barbie continua nella sala denominata “Dolls of The World” che testimonia la ricerca di un legame tra la bambola californiana e le diverse culture del mondo. In una suggestiva installazione che prevede l’ascolto di voci provenienti da diversi paesi, abbinate a motivi musicali tradizionali, sono esposte Barbie con caratteri somatici e costumi di ogni nazionalità, oltre a modelli prodotti per celebrare momenti salienti della storia contemporanea, come la fine della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica o la caduta del Muro di Berlino.

La conclusione della mostra è dedicata alla dimensione divistica di Barbie, quella che la definisce un’icona anzi, “l’icona” del nostro tempo. Qui è un tripudio di Barbie mitiche: si va da personalità storiche come Cleopatra, Elisabetta I, Caterina de’ Medici, Madame Pompadour a dive del cinema hollywoodiano come Judy Garland, la classica Marilyn Monroe in più versioni, Audrey Hepburn in tutti gli outfit di Colazione da Tiffany, o Rossella O’Hara con i costumi di scena di Via col vento, ma anche a Tippy Hedren molestata dagli uccelli nella pellicola di Alfred Hitchcock o varie James Bond’s Girls molto verosimili.

E poi parate di pop e rockstar nei costumi più sorprendenti dei loro spettacoli: da Jennifer Lopez, a Beyoncé a Cher. Non mancano riproduzioni di Farah Fawcett, Twiggy, Barbra Streisand…

Sono decine e decine di versioni di Barbie, raccolte dai più noti collezionisti del mondo oltre che dalla collezione della Mattel. Tutte diverse e tutte uguali a lei: Barbie, the Icon.
Altro che bambola!

Barbie the Icon

Barbie The Icon, Barbie realizzate per mostra del Mudec

BARBIE THE ICON
MUDEC – Museo delle Culture
Milano, via Tortona 56
28 ottobre 2015 – 13 marzo 2016
Orari: lun 14.30‐19.30; mar, mer, ven, dom 09.30‐19.30; gio, sab 9.30‐22.30.
Prezzo biglietto intero: 10 euro.

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