La kermesse milanese del Salone del Mobile del Fuorisalone è stata inaugurata come di rito alla Triennale di Milano con la mostra Storie, ovvero cento anni del design italiano raccontato attraverso 180 opere realizzate tra il 1902 e il 1998 e selezionate tra le 1600 della collezione permanente del Triennale Design Museum. 180 prodotti che rappresentano l’eccellenza del design italiano e che per innovazione, estetica, riconoscibilità sono considerati ormai dei classici, gli evergreen, delle icone. Dalla caffettiera Bialetti, ai Moon Booth di Tecnica, dalla Panda alla Graziella, alla Vespa, all’ovetto Kinder, alla libreria Carlton, alle lampade Costanzina e Arco fino alla Ducati Monster sono moltissimi gli oggetti che chiunque sia nato dalle seconda metà del ‘900 in avanti riconoscerà come d’uso comune o parte di un contesto familiare, noto, assimilato.
Selezionarne solo 180 non deve essere stato facile da parte dei cinque curatori della mostra (Chiara Alessi, Maddalena Dalla Mura, Manolo de Giorgi, Vanni Pasca, Raimonda Riccini) i quali hanno scelto di raccontare la complessa natura del design italiano come una pluralità di storie che hanno per protagonisti il talento creativo dei designer e un’imprenditoria italiana ancora giovane pronta a cogliere la domanda di comfort per una borghesia urbana in rapido sviluppo.
La narrazione delle Storie del design italiani si svolge attraverso due tipi di racconto, quello storico, con l’esposizione dei materiali in ordine cronologico, accanto alla proposta di cinque approfondimenti tematici dove il design è interpretato nel rapporto con altre discipline: Politica, Geografia ed Economia, Tecnologia e Comunicazione. Il visitatore è condotto in un viaggio che parte dal 1902, anno dell’esposizione universale di Torino che introdusse lo stile Liberty in rotta con gli schemi ottocenteschi e termina a fine secolo, nel contesto di globalizzazione nel quale le aziende italiane diventano laboratori del design internazionale.
L’ingresso alla mostra avviene attraverso il passaggio a ponte in una parete specchiata e quindi in uno spazio che rappresenta la Contemporaneità, illuminato da insegne commerciali, con negozi e punti vendita e un grande distributore di oggetti acquistabili online. Dopo questa immersione nella dimensione del presente, ci si inoltra nel cuore del Museo lungo una strada che dispiega in ordine cronologico le icone scelte dai curatori, illustrati con testi didascalici che scorrono alla base del tracciato.
A lato cinque ambienti contengono gli approfondimenti tematici: grandi atlanti per la stanza della Geografia, archivi di magazine per la sala della Comunicazione; una tribuna in video per lo spazio dedicato alla Politica, atmosfere siderali per la stanza della Tecnologia per poi finire con la stanza dei numeri, una sorta di borsa valori che mostra i costi dei progetti più famosi, da una sedia di Artemide del 1964 al Tavolo con Ruote per FontaArte di Gae Aulenti.
Al termine del percorso, la mostra restituisce al visitatore la sensazione di un viaggio nel tempo accompagnato dalle storie del design italiano, la consapevolezza di quanto il design sia continuamente presente nella nostra quotidianità e soprattutto il livello di eccellenza espresso dai designer e dalle aziende italiane.
È davvero ora che il nostro design, come è negli auspici del nuovo presidente della Triennale Stefano Boeri, abbia un museo permanente dedicato, che testimoni la storia ancora viva dei suoi oggetti iconici, raccontando come Milano “sia rimasta il luogo privilegiato per progettisti e imprenditori che ancora oggi scelgono, qui e ora, di accettare il rischio creativo dell’innovazione”. La mostra che è in scena alla Triennale ci indica già la strada.
TRIENNALE DESIGN MUSEUM
Storie. Il design italiano
Milano, Viale Alemagna, 6
Dal 14 aprile 2018 al 20 gennaio 2019
Orari: martedì – domenica h. 10.30 – 20.30
Biglietto intero: 9 euro
1 Comment
Paola
25 Aprile 2018 at 17:39Grazie Paola! Ho avuto qualche complicazione e ho girato molto poco durante il Fuorisalone, recupero grazie alle amiche come te, che mi regalano questi ricchi reportage 🙂