Come ho già scritto nel blog, le scorse settimane ho visitato Matera approfittando del lungo ponte tra Pasqua e il 28 aprile. Non ero mai stata a Matera e, in compagnia di mio marito e una coppia di amici, ho voluto colmare la lacuna nell’anno in cui la Città dei Sassi è stata nominata Capitale Europea della Cultura 2019. Siamo stati in giro per una settimana, in un viaggio che, dopo la partenza da Milano, ha fatto tappa anche a Senigallia, Trani, Caserta e Orvieto. In tutto sei giorni in un percorso lungo il centro e il sud Italia che si è rivelato piacevolissimo, confermando ancora una volta che il nostro, nonostante le sue tante magagne, è un paese meraviglioso.
Durante le stories che avevo postato su Instagram e dopo l’articolo su Matera siete stati in tanti a chiedermi ulteriori informazioni: ecco quindi i miei appunti di viaggio con le segnalazioni anche sulle scelte di alloggio o su qualche ristorante che merita. Abbiamo organizzato la logistica con il prezioso aiuto di Margherita, sorella di Luigi, viaggiatrice espertissima, che ci ha consigliato le città dove pernottare e trovato per noi su Booking ottime soluzioni per l’alloggio.
Abbiamo viaggiato sull’auto di Luigi che ci ha trasportato comodamente in quattro. Ci siamo mossi per autostrade e provinciali per un totale di poco più di 2000 chilometri compreso il ritorno a Milano, distribuiti in 7 giorni e una spesa di trasporti di circa 400 euro complessivi.
Prima tappa Milano – Senigallia con soste a San Leo e Gradara – 442 km
Per la prima giornata di avvicinamento a Matera abbiamo scelto Senigallia, località turistica tra le più note delle Marche.
Nel percorso da Milano abbiamo fatto sosta a San Leo, in provincia di Rimini, un piccolo paese sulla roccia di Valmarecchia, dove abbiamo visto il Forte, il bellissimo Duomo di San Leo in stile romanico e la Pieve di Sant’Assunta.
Siamo quindi passati per Gradara, borgo cinquecentesco lungo la Panoramica, noto per avere fatto da cornice alla storia d’amore tra Paolo e Francesca ricordati nel quinto canto dell’Inferno di Dante: un gioiellino ma purtroppo snaturato dal turismo di massa, almeno nei giorni in cui lo abbiamo visitato noi.
Senigallia è molto carina, con un bel centro storico dove spicca la Rocca Roverasca, portici ottocenteschi che costeggiano la riva del fiume Misa e il Foro Annonario che ospita il mercato ortofrutticolo e del pesce. Abbiamo preso alloggio proprio lì, al Bed&Breakfast Al Foro Annonario, al primo piano di un’edificio d’epoca (senza ascensore), dotato di camere confortevoli e di atmosfera e buona colazione (92,40 euro la doppia).
Dopo un giro per il centro, la giornata si è conclusa con una cena a base di pesce da Carmen, sul lungomare sud di Senigallia: lo abbiamo apprezzato anche buon rapporto qualità-prezzo, soprattutto in confronto a Milano (tre portate con vino, 35 euro testa).
Seconda tappa: Senigallia – Trani con sosta a San Clemente in Casauria – 512 km
Una tappa senza troppe soste perché volevamo arrivare a Trani nel pomeriggio con il programma di vedere il Duomo entro gli orari di visita, fare un giretto lungo il porto, prendere un aperitivo vista mare, girellare senza meta nel ghetto ebraico.
Prima di arrivare a Trani, la deviazione con sosta a Castiglione in Casauria, in provincia di Pescara, per ammirare la splendida abbazia romano-gotica di San Clemente in Casauria, restrutturata nel 2011 dopo i danni del terremoto del 2009.
Sono stata a Trani quattro anni fa e vi ho ritrovato tutto il suo fascino. La vista della Cattedrale la notte è uno spettacolo che rende il pernottamento in centro assolutamente raccomandabile.
Noi abbiamo dormito nel B&B Palazzo Paciotti, di recente ristrutturazione, dove la colazione viene servita nella bellissima terrazza con vista sul porto (76 euro la doppia). Per cena siamo tornati da Trattoria Portanova, piuttosto defilata rispetto alle rotte turistiche, dove l’ottima cena con antipasto di pesce cotto e crudo, troccoli cicale vongole, dolce e vino è costata 30 euro a testa.
Terza tappa: Trani-Matera con soste a Gravina e Altamura – 89,2 km
Un percorso che ci ha avvicinato gradualmente allo scenario definito dalla pietra calcarea di Matera attraverso il meraviglioso Parco delle Murge, con i campi verdi e sterminati delimitati dai muri a secco e due godibilissime soste.
Gravina in Puglia, è chiamata così perché si affaccia appunto sulla gravina, una spaccatura della crosta terrestre simile a un canyon. Le case e le chiese rupestri si raggiungono dopo la visita alla Cattedrale con la Basilica su piazza Benedetto XIII definita da un magnifico lastricato in pietra. Ci si avvia tra le viuzze oltre la cattedrale, fino al passaggio sul Ponte che attraversa la Gravina in uno spettacolo di grande suggestione.
Dopo Gravina, percorrendo in macchina una bella strada immersa nel verde della campagna pugliese abbiamo raggiunto Altamura. Non sapevamo che ci saremmo trovati nel pieno della festa medievale Federicus che da otto anni riporta la città e la sua popolazione indietro al tempo di Federico II di Svevia.
Un contesto molto particolare che, se da un lato non ci ha dato la possibilità di vedere la città con la dovuta calma, dall’altro ci ha fatto apprezzare il forte senso di appartenenza alle tradizioni e alla storia del territorio dei cittadini di Altamura. Nell’occasione avremmo voluto comperare il famoso pane di Altamura ma ci siamo dovuti confrontare con le dimensioni delle pagnotte, davvero notevoli e troppo ingombranti per il bagaglio della nostra macchina. 🙂
Matera
La nostra visita è già stata raccontata: completo le informazioni segnalando che per l’alloggio, dopo avere indagato tra le possibilità di dormire nei Sassi, abbiamo scelto una sistemazione appena esterna che ci ha permesso di raggiungere il centro storico con una passeggiata di poche centinaia di metri e di godere quindi il fascino della città senza la necessità di raggiungerla con i mezzi pubblici.
Abbiamo rinunciato a un’esperienza sicuramente suggestiva ma abbiamo apprezzato la comodità della soluzione trovata ancora su booking: il Matera Design Apartment, dotato di due ampie camera da letto, due bagni e un grande soggiorno. Il prezzo, di 373 euro per due giorni (non basso ma da dividere per 2 coppie), comprendeva anche l’utilizzo del garage, dove abbiamo lasciato la macchina risparmiandoci la ricerca del parcheggio, risultato non da poco nel contesto di altissima presenza di turisti.
Quarta tappa: Matera-Caserta – 271 km
Dopo una bella colazione a Matera ci siamo diretti a Caserta con l’intenzione di trascorrere la giornata alla famosa Reggia. Anche in questo caso abbiamo scelto un alloggio che ci permettesse di muoverci nel centro e di raggiungere la Reggia senza utilizzare la macchina. La scelta è caduta sull’Hotel Cavalieri Caserta (109,65 euro la doppia), in una posizione ottimale, moderno e confortevole anche se non particolarmente suggestivo.
In pochi minuti dell’albergo abbiamo raggiunto a piedi la Reggia dove abbiamo trascorso l’intero pomeriggio. Siamo entrati da un ingresso laterale arrivando dall’albergo dove per l’acquisto del biglietto non abbiamo fatto file. Abbiamo visitato il palazzo reale con gli appartamenti, il teatro e il parco. C’era molta gente perché si era nel ponte di Pasqua e quindi ci siamo trovati inevitabilmente intruppati con decine e decine di altri turisti nella visita al Palazzo ma senza eccessivi disagi.
Un gioiellino da non perdere il teatro, replica in scala ridotta del San Carlo di Napoli le cui visite sono a cura dei volontari di Touring Club. Una curiosità: l’unica scenografia rimasta dell’epoca vanvitelliana è stata restaurata grazie al contributo di Tom Cruise in occasione delle riprese del film “Mission Impossible III” girato nella Reggia nel 2013.
Raccomandabilissima la passeggiata nel grandissimo parco di cui, per ragioni di tempo, siamo riusciti a vedere solo la parte con le vie d’acqua definite dalle quattro spettacolari fontane.
La più lontana dista più di due chilometri dalla reggia in un percorso leggermente in salita che abbiamo effettuato con la navetta (2.50 euro biglietto) scegliendo poi di tornare a piedi. Contrariamente ai racconti di amici che avevano visitato la Reggia nelle scorse stagioni, lamentando alcune condizioni di abbandono, noi abbiamo trovato uno standard di accoglienza più che accettabile. Resta il rammarico di non avere potuto visitare nelle circa 4 ore di permanenza nella Reggia tutti i luoghi d’interesse, come il Giardino all’Inglese che chiude inesorabilmente alle 18.
Prima di cena in una pizzeria non lontana dall’albergo, abbiamo fatto un giretto nel centro, tra largo Piazza Dante e via Mazzini, nelle vie dello shopping in un’atmosfera rilassata che ha concluso piacevolmente la giornata.
Quinta tappa: Caserta-Orvieto con sosta a Sant’Angelo in Formis e Civita di Bagnoregio – 322 km
Partiti di buon mattino da Caserta diretti a Orvieto, abbiamo un po’ penato a trovare in zona l’Abbazia di Sant’Angelo in Formis, raccomandata caldamente dalla guida del Touring spesso consultata nel nostro viaggio nelle città d’arte. Il navigatore satellitare a un certo punto ci ha abbandonato davanti a un capannone ma fortunatamente ci è venuto in soccorso un gentile ciclista che ci ha scortati fino a una piazzetta del borgo dove abbiamo lasciato la macchina e siamo saliti a piedi per un percorso alternativo che passa attraverso un giardino con piante di gelsomino e agrumi.
L’Abbazia benedettina, edificata sui resti di un tempio romano dedicato alla dea della Diana Tifantina, costruita su tre navate con pavimentazione e colonne romane e decorata da affreschi in ottimo stato, è stupenda. Bellissima anche la prospettiva del cielo aperto che si apre davanti alla Basilica.
Riprendendo al strada per Orvieto non abbiamo voluto rinunciare alla passeggiata sul ponte pedonale che porta a Civita di Bagnoregio (nella foto di apertura dell’articolo) , uno dei borghi più belli d’Italia, in provincia di Viterbo. Costruita nella Valle dei calanchi all’epoca degli etruschi, abitata da soli 16 persone, a causa dell’erosione dei calanchi che rischiano di farla scomparire, Civita è chiamata anche la “città che muore”. L’ingresso al Borgo è a pagamento (3 euro giorni feriali, 5 festivi).
Arrivati ad Orvieto a pomeriggio inoltrato abbiamo preso alloggio nell’Hotel Duomo (130 euro la doppia), in zona centralissima, con eventuale disponibilità di parcheggio a pagamento. Una sistemazione comoda, sebbene l’arredo sia un po’ datato, con camere e bagni ampi, letteralmente a pochi gradini dal Duomo gotico di Orvieto.
All’altezza della sua fama di borgo d’arte, Orvieto mi è rimasta nel cuore per la sua atmosfera autentica e piacevolmente rilassata, con un centro definito da contrade, le strette vie lastricare di pietra e tante botteghe da visitare, come quella di Michelangeli, famoso artista del legno. Oltre al Duomo e al pozzo di San Patrizio, ci è piaciuto il giretto nei giardini comunali che, dalle mura, si aprono su una vista bellissima della valle.
Per la cena siamo stati consigliati per la Trattoria del Moro Aronne, dove, in un’atmosfera familiare e con un servizio attento, abbiamo gustato una cena di specialità locali come le pappardelle al ragù di cinghiale e la tagliata al tartufo.
Il nostro viaggio si è concluso così, all’insegna della buona tavola. E ancora una volta, tornando a Milano abbiamo ricordato la fortuna di essere nati e di vivere in luoghi di tanta bellezza e di essere parte di una cultura fondata sui valori dell’accoglienza e dell’ospitalità. Anche per questo l’Italia è un grande paese.
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