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Cecilia Cottafavi: il futuro è vintage

Cecilia Cottafavi

Quando ho conosciuto Cecilia Cottafavi ho subito pensato che mi sarebbe piaciuto iniziare il nuovo anno sul blog raccontando la sua storia. Perché Cecilia rappresenta ai miei occhi un intrigantissimo mix di contrasti che definiscono un ritratto di donna molto contemporaneo. Giovanissima, è da sempre alla ricerca delle tracce del tempo passato; crea outfit di tendenza ma solo con capi vintage; si è fatta conoscere sui social con un profilo Instagram aggiornatissimo ma il suo sogno era di scrivere un libro e lo sta realizzando con una casa editrice che pubblica e distribuisce i libri selezionati attraverso un crowdfunding attivato sul web: si chiama “A qualcuno piace il vintage” e uscirà nei prossimi mesi, non appena la campagna di prenotazione delle copie sarà ultimata.

Cecilia Cottafavi
Cecilia a Milano davanti uno dei suoi negozi di vintage preferiti

Ho conosciuto Cecilia attraverso la comune passione per il mondo vintage che mi ha portato a seguirla su maert.ens, il profilo Instagram dove ogni giorno propone le sue scorribande nella moda di ieri e dell’altro ieri con spunti sempre diversi, dalle recensioni dei punti vendita, agli outfit realizzati attingendo anche al guardaroba della mamma, al collezionismo di stickers degli anni ’90, fino alle playlist con pezzi rap ripresi da vecchie canzoni di cantautori italiani che ha postato nei giorni scorsi.
Tante idee fresche e divertenti, come si addice a una giovane ‘istagrammer’ ma proposte con un garbo distintivo nell’offerta di contenuti fashion e lifestyle che seguo sui social. Ho avuto voglia di contattarla per proporle un’intervista nella quale parlare un po’ di lei, del suo blog, del libro e, dulcis in fundo, per chiederle consigli su come orientarsi nell’acquisto di moda vintage. Nonostante la differenza d’età è stato facile trovarmi in sintonia con Cecilia Cottafavi: anche se in effetti ho giocato facile, perché è appassionata di vintage e io rientro nella categoria…
Ho 24 anni appena compiuti, sono nata e cresciuta a Milano e dopo la laurea in archeologia conseguita alla cattolica lo scorso anno – esordisce Cecilia -. Sto frequentando al momento Out of fashion, un corso  un corso di moda sostenibile. Amo da sempre la storia e conto, l’anno prossimo, di iscrivermi a un master di comunicazione”.

Cecilia Cottafavi

Archeologia, storia, vintage… che rapporto hai con il tempo?
Mi piace da sempre il passato, l’antichità, in particolare il medioevo. Un’attrazione che ho sentito fin da bambina, quando con i miei genitori, zii e cugini trascorrevamo le vacanze nel sud della Francia e i grandi ci portavano a visitare i castelli medievali. Là va molto l’archeologia sperimentale, con la ricostruzione fedele dei contesti dell’epoca. Suggestioni che sono state molto forti e mi hanno lasciato la voglia di rivivere dimensione un po’ sognanti. Entrare in contatto con elementi del passato è un’esperienza che mi emoziona ogni volta”.
Perchè la tua piattaforma del sito con i social ci chiama mart.ens?
Non lo dico! È un segreto che voglio conservare perché nel contesto dei social, dove tutto è così esplicito, voglio permettermi un po’ di mistero (ride). Il 14 gennaio, in occasione del suo secondo compleanno, lancerò la nuova release del sito. Ha inaspettatamente avuto subito un buon seguito, considerando che lo avevo aperto soprattutto per condividere la mia passione per il vintage e scambiare informazioni in più. Un anno prima, armata di una mappa, avevo svolto una ricerca in tutta Milano nei luoghi dove si trovava il vintage. Ho atteso a lungo prima di aprire il profilo, non mi decidevo mai! A un certo punto ho rotto gli indugi e mi sono buttata. Mi colpisce che mi seguano anche tante persone non necessariamente appassionate del settore”.
Sei una vera esperta, ma quando hai iniziato a vestire vintage?
Inizialmente ero più attratta dall’aspetto teatrale dell’abito, come i costumi medievali, probabilmente per la nostalgia di quelle estati di bambina in Francia. Poi sono stata presa da una vera ossessione per la moda degli anni ’50: per qualche anno tra la fine delle medie e i primi anni del liceo, non vedevo altro, ma non sapevo dove comperare. Il mio primo shopping l’ho fatto da Groupies, un negozio di Milano in via Giangiacomo Mora, la via dove si  trovano anche le vetrine storiche di Cavalli e Nastri, posto bellissimo ma dai prezzi per me inavvicinabili. Il mio primo acquisto è stato una camicia. Mi piaceva molto perché ho sempre scelto uno stile alternativo rispetto alle ragazze della mia età, venivo anche notata però non rivelavo alle mie compagne che comperavo cose usate… temevo il giudizio degli altri: sai, da adolescenti si è piuttosto omologati”.

A qualcuno piace vintage

Quando è nata l’idea del libro?
A settembre del 2019, volevo realizzare qualcosa che desse un’altra dimensione alla mia passione per il vintage e il lavoro espresso dal profilo Instagram. Ho accantonato per qualche mese il progetto mentre mi laureavo, ma nel frattempo sono stata contattata da Bookabook , una casa editrice che utilizza il  crowdfunding editoriale. Quando ho capito che il progetto si sarebbe realizzato ho provato un’emozione incontenibile: ti dico solo che ho passato la mattina a piangere!”.
Ci puoi dare qualche anticipazione del libro?
Il titolo è A qualcuno piace il Vintage, il preordine è disponibile online. Ci sono ancora tre mesi di campagna per arrivare a prenotare almeno 100 copie e non verra stampato prima della fine della campagna. È  strutturato in tre capitoli, anticipati da un’introduzione che racconta come è nata la mia passione e il progetto maert.ens e che si conclude con una serie di nozioni sul vintage e un glossario. Il primo capitolo è una guida critica su tutti i negozi vintage a Milano; il secondo va oltre la moda e propone al lettore una serie di luoghi e situazioni per vivere la città in un’atmosfera retro: quindi la segnalazione di negozi di modernariato, librerie antiquarie e di libri di seconda mano, negozi di vinili e locali caratteristici per storia o per atmosfera. L’ultima sezione è dedicata all’online: dove e cosa comperare ma anche come vendere la moda vintage”.

Cecilia Cottafavi

I tuoi consigli per uno shopping di soddisfazione nel second hand?
Il primo è che non occorre necessariamente rivolgersi ai negozi più famosi che sono spesso molto costosi e che sono i più citati dai magazine di lifestyle, con il risultato di fare anche del vintage un fenomeno esclusivo. Poi consiglio di fare ricerca o di seguire qualcuno che la fa. Su Instagram io per esempio cerco di dare visibilità a negozi che hanno un buon rapporto qualità-prezzo. Guardare l’etichetta è fondamentale ma non sempre è un elemento presente: sconsiglio di investire cifre cospicue, per esempio 100 euro, su abbigliamento privo di etichetta. Capita raramente, ma rivenditori disonesti possono spacciare per originali capi d’imitazione di produzione fast fashion: si sa che in giro ci sono tanti falsi”.
Meglio il negozio o i mercatini?
“Sono divertenti entrambi, anche se andare per mercatini quest’anno causa Covid non è stato facile. Tendenzialmente compro nei negozi perché spesso i gestori hanno la competenza per riconoscere i falsi, soprattutto nel campo degli accessori, dove per ogni marchio ci sono falsificazioni diverse”. 
A proposito di accessori: ci si può fidare a comperare le scarpe?
Io lo faccio raramente, sia perché porto il 40 e non è facile trovarle della mia misura, sia per motivi di igiene. Tuttavia ci sono negozi che vendono solo second hand ancora nuovo o calzature indossate unicamente nelle sfilate e altri che le sanificano e le sterilizzano”.
Come muoversi con un budget ridotto?
Su Depop e Instagram si trovano un sacco di occasioni, bisogna fare ricerca. Certo, non è facile come andare da Zara… bisogna muoversi attraverso parole chiave”. 

Cecilia Cottafavi

Come si scelgono i capi nei negozi?
Quando trovo un capo che mi piace, una volta in camerino lo controllo minuziosamente: tessuto, presenza di eventuali, macchie, strappi, tagli, funzionamento dei bottoni e delle cerniere. Se l’abbigliamento non è della giusta misura, sconsiglio di farlo sistemare perché non è più conveniente dal punto di vista economico”.
Credo che per apprezzare il vintage serva conoscere e amare molto la moda… cosa ne pensi?
“Sono assolutamente d’accordo! Io ci ho messo tanto per imparare a muovermi. Quando mi chiedono come potere distinguere un negozio di qualità, rispondo sempre che bisogna informarsi e conoscere la moda per riconoscere i periodi dei capi. Con il tempo ci si fa l’occhio perché non si può pensare di entrare in un negozio vintage e orientarsi subito come negli spazi luminosi di uno store di fast fashion. Certi posti lasciano disorientati all’inizio ma poi si fanno apprezzare per contenuti di valore”.
Sei laureata in archeologia, hai una piattaforma di promozione della moda vintage, un libro in uscita e ti vedo spesso sui social nella veste di stylist… ma cosa farai da grande?
Non so rispondere (ride). Sono superstiziosa e per scaramanzia non racconto i miei sogni nel cassetto. Mi sono iscritta all’università seguendo una grande passione per la storia ma poi ho scoperto che non ero poi così convinta di voler fare l’archeologa. L’esperienza con il web e i social mi ha aperto strade diverse e imprevedibili. Quando ho avuto la notizia della pubblicazione del mio libro, mi sono detta che forse era meglio smettere di pensare e cominciare a vivere. Forse anche questo significa diventare grande“.

Cecilia Cottafavi


2 Comments

  • Reply
    Paola Bortolani
    16 Gennaio 2021 at 19:42

    Decisamente un personaggio. Non ho preclusioni alla seconda mano, anzi, ho fatto affari d’oro

    • Paola
      17 Gennaio 2021 at 0:41

      Io ormai compro quasi tutto second hand 🙂

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